by Sergio Segio | 6 Dicembre 2011 13:19
Il governo Monti non fa eccezione. E, purtroppo, di suo ha messo, nel decreto legge varato domenica, un contenuto elevato di ideologia neoliberista che non a caso è piaciuta moltissimo ai mercati che ieri l’hanno esaltato spingendo al rialzo le borse e al ribasso il differenziale tra Btp e Bund tedeschi.
Monti aveva promesso «efficienza, equità e sviluppo» e aveva garantito di dare il via a un sistema fiscale che avrebbe oppresso un po’ di meno i redditi più bassi, aumentando la tassazione sui consumi e quella sul patrimonio. Era un’ottima premessa: sui redditi l’evasione fiscale è elevatissima, mentre occultare il patrimonio è molto più complicato. Di tutto questo nel decreto non c’è traccia. Dai primi calcoli emerge che dalla previdenza salteranno fuori 12 miliardi (oltre un terzo dell’intera manovra) tra blocco e aumento dell’anzianità emancata indicizzazione delle pensioni. Quest’ultimo provvedimento è particolarmente grave: colpisce la massa delle «rendite», quelle cioè superiori ai 940 euro al mese. Che sono taglieggiate da una inflazione attorno al 4,5% se calcolata – l’Istat lo fa – sul paniere degli acquisti quotidiani. Cioè della spesa necessaria a vivere. Di più: visto che l’aumento dell’Iva dal 10 al 12 per cento renderà più cari i consumi di massa, ne discende che lamanovra ha una connotazione anti popolare e al tempo stesso sarà depressiva per l’economia. Manon è finita: della patrimoniale non c’è traccia salvo un po’ di fumonegli occhi sotto forma di aumenti di bollo per le auto di grossa cilindrata, aerei e elicotteri. C’è, invece, il ritorno dell’Ici sulla prima casa e soprattutto l’aumento delle rendite catastali per tutte le case, anche la prima. Insomma, tutti saranno chiamati a pagare, anche se, ovviamente, un po’ di meno in cifra assoluta,manon certo in proporzione al reddito, i possessori di case modeste.
E la patrimoniale è scomparsa: Berlusconi si è opposto e il governo tecnico di Monti non può fare a meno dei voti del Pdl. Le imposte a pioggia sulla casa sono il classico esempio di una tassazione efficiente (pesca nel mucchio) che non risponde, però, ai principi di equità . Anzi, così come è stata impostata, è una imposta regressiva che penalizza chi ha fato sacrifici immensi per comprarsi una abitazione vista la latitanza dello stato nell’edilizia sociale. Certo, Monti si trova a fronteggiare una situazione economica e finanziaria terribile, un paese quasi allo sfascio (anche dell’unità politica) della quale non ha responsabilità . Sicuramente nelle sue scelte sente sul collo il fiato del ricatto politico berlusconiano, però non ha lanciato alcun segnale di cambiamento. Eppure qualcosa poteva fare. Poteva, quantomeno, rinviare le enormi spesemilitari (16 miliardi solo per nuovi aerei) che appesantiscono i conti pubblici; poteva chiedere alla chiesa cattolica di rinunciare a parte dei propri privilegi pagando l’Ici sugli immobili destinati a attività commerciali che nulla hanno a che fare con la professione di fede; poteva tentare di dare un po’ di slancio alla green economy destinandogli un po’ di risorse oltre al «banale» 36% riconosciuto alle ristrutturazioni. Potevano essere colpiti con una tassazione meno di favore dell’ 1,5% i capitali fuggiti all’estero e già «scudati» da Tremonti a condizioni di estremo favore che non hanno avuto uguali nel mondo. Qualcuno ha detto: «dategli tempo, mettiamolo alla prova». Si diceva così anche nel ’94 all’arrivo di Berlusconi. Ma di tempo non ce n’è: la crisi incalza e l’economia italiana nel 2012 andrà in recessione. Il che significa che non sarà creata nuova occupazione, che gli anziani rimarranno al lavoro, il potere d’acquisto di larghi strati della popolazione si ridurrà e cadrà la domanda di beni di consumo senza che sia sostituita da una crescita di consumi sociali e di investimenti pubblici. Monti che è un tecnico lo sa bene. Decine di milioni di italiani impareranno a conoscerlo sulla loro pelle.
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