Natale sul tetto a Milano. A Torino gli operai scendono

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Non sono state le parole dell’amministratore delegato delle Ferrovie Mauro Moretti (che promette di ricollocarli nel giro di due anni) ad averli convinti, sono scesi dopo la visita del sindaco Piero Fassino, che si è fatto garante della trattativa con Trenitalia: «Moretti, il ministro Passera e il viceministro Ciaccia – ha detto Fassino ai lavoratori – mi hanno confermato l’impegno dell’azienda a favorire la ricollocazione dei lavoratori della Wagon Lits». La carta in più l’ha giocata l’appello dei sindaci di Milano, Torino e Napoli che chiedono a Moretti di «evitare che la scelta industriale operata porti un danno consistente per l’utenza interessata e per i lavoratori». 
«Non siamo saliti in cima solo per il posto di lavoro – sottolinea Matteo Mele – ma anche per gli italiani, che hanno bisogno dei treni notte. Siamo scesi, ma se non mantengono le promesse ritorneremo sopra. In tal caso, torneremo ad arrampicarci più arrabbiati di prima e non scenderemo neanche se viene il papa. Anzi, questa volta occuperemo pure il consiglio comunale”.
Matteo Mele, 43 anni, Antonio Previti, 23 anni, e Nicola Sabba, 22 – tre dei 65 torinesi della Servirail ex Wagon Lits licenziati – dopo due notti trascorse sul grattacielo di Intesa Sanpaolo in costruzione, sono stati accolti dai compagni con un lungo applauso. Lacrime e abbracci tra chi è stato in cima e chi sotto, in corso Inghilterra. «È stata difficile, dura, pesante – ha raccontato Antonio – ma alla fine abbiamo ottenuto qualcosa. Spero che sull’onda di questa protesta qualcosa cominci a muoversi». E Matteo aggiunge: «Ci tenevamo che i nostri colleghi potessero vivere un Natale sereno, con le loro famiglie. Ora ci auguriamo che qualcosa cambi davvero. Ma stiamo in guardia, non vogliamo più sentire parlare di mobilità  o cooperative. Vogliamo lavoro stabile per tutti». Secondo Michele Curto (Sel) «è una giornata positiva ma le parole non bastano, ora quelle promesse vanno mantenute». 
L’impegno di Trenitalia a ricollocare in 24 mesi gli 800 licenziati di Servirail Italia (addetti a cuccette e vagoni letto) e della Rail Services International (Rsi), impiegati nella manutenzione non convince i lavoratori: «Non crediamo alle parole di Moretti, è tutto un bluff organizzato per fare colpo in televisione» dicono Oliviero, Giuseppe e Carmine che, alla stazione di Milano, occupano da due settimane una torre. Ogni treno che passa li saluta con la sirena e loro rispondono con i fischietti. Passeranno la notte di Natale al freddo: «Noi da qui non scendiamo finché non ci sarà  un accordo». Una trentina di lavoratori li affianca ed ha acceso un falò. 
Antonio Di Pietro, Idv, chiede un intervento del governo «a tutela dei lavoratori dei treni notte, ridotti a schiavi invisibili». Nino Baseotto, Cgil Lombardia, sollecita una presa di posizione delle Regioni. Secondo Nino Cortorillo, Filt, per salvare il servizio notturno a lunga percorrenza serve l’intervento del governo e delle Regioni. I lavoratori più colpiti sono quelli residenti in Piemonte e in Lombardia, ma con il trasbordo obbligatorio dai Frecciarossa a Bologna (Milano-Lecce) e a Roma (Milano-Reggio Calabria e Palermo) «saranno penalizzati tutti i viaggiatori – dicono i lavoratori del presidio milanese – che prima pagavano 70 euro e oggi ne debbono pagare 150».


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