Napolitano difende il governo «Personalità  al servizio del Paese»

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ROMA — L’Italia è una democrazia e non un Paese commissariato, ma per uscire da una stagione che è ancora «difficilissima» servono unità  e senso di responsabilità . Giorgio Napolitano torna a difendere la genesi del governo Monti e, all’indomani del discorso di martedì alle alte cariche dello Stato, si appella ancora una volta ai partiti perché non si sottraggano al dialogo e al confronto. E il presidente del Senato, Renato Schifani, rilancia le rassicurazioni del Quirinale: «Non c’è un commissariamento della democrazia, il governo ha ricevuto il voto in Parlamento e un largo consenso. Ha prevalso la ragion di Stato sulla conflittualità  politica».
Napolitano parla in videoconferenza al Comando operativo interforze (Coi) per gli auguri ai soldati impegnati nelle missioni all’estero, vuole infondere fiducia ai militari e, al tempo stesso, chiarire i concetti che hanno convinto Pdl, Pd e Terzo Polo, ma allarmato Lega e Idv. «È stato compiuto ogni sforzo per garantire la continuità  dell’attività  di governo in una fase difficilissima», ribadisce il presidente. E spezza una lancia in difesa della squadra di Monti: «Il nuovo governo è nato fuori dai binari tradizionali della normale alternanza ed è caratterizzato da personalità  indipendenti, che hanno accettato di mettersi al servizio del Paese al di fuori da calcoli personali o di partito». I toni dello scontro sui contenuti della manovra restano alti e il presidente, pur senza calcare gli accenti, ammonisce: «La dialettica politica è essenziale nello Stato democratico, ma è importante che le formazioni politiche trovino momenti e terreni di unità  in difesa dell’interesse comune nazionale e della causa dell’unità  europea e della pace nel mondo».
Da Palazzo Madama arriva la moral suasion di Schifani, che durante la cerimonia di auguri con la stampa parlamentare tocca tutti i temi dell’attualità  politica. Descrive come «sana e forte» la nostra democrazia, ritiene che «non avrebbe senso andare oggi alle urne», bacchetta i partiti per i «dissensi interni» che sconcertano gli elettori. Conferma l’impegno a ridurre vitalizi e indennità  dei parlamentari, però avverte: la campagna antipolitica condotta da «alcuni giornali e tv di Stato» rischia di «delegittimare le istituzioni e questo non possiamo permetterlo». Deputati e senatori lavorano e «svolgono una funzione strategica», li difende la seconda carica dello Stato, «la riduzione delle indennità  non deve aprire la strada a una funzione denigratoria».
Quanto all’agenda della «fase due» del governo, delineata dalle parole di Napolitano due giorni fa, Schifani ritiene che ci sia «il tempo e la possibilità  di rivedere la legge elettorale». I pilastri della riforma? Bipolarismo, sistema maggioritario e possibilità , per i cittadini, di scegliersi i parlamentari. Anche come «risposta all’antipolitica».

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E 122 deputati: elezione diretta del presidente della Repubblica
 MILANO — Elezione diretta del capo dello Stato e semi presidenzialismo alla francese. È la proposta presentata da Giuseppe Calderisi, l’«architetto istituzionale» del Pdl, e sottoscritta da 122 parlamentari del partito. Nel documento si legge che «quello che abbiamo di fronte è un grave fenomeno di scissione tra potere e responsabilità  politica che caratterizza la nostra Costituzione, in contrasto con il principio non scritto del costituzionalismo liberale». Un riferimento al potere del capo dello Stato che oggi non sarebbe quello scritto nella Carta: «È in gioco il principio della sovranità  popolare sancito dall’articolo 1 della Carta in quanto le stesse elezioni politiche rischiano un ridimensionamento della loro fondamentale funzione».


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