by Sergio Segio | 1 Dicembre 2011 7:08
BRUXELLES — Per quella che definisce «una vasta operazione di politica economica», che verrà approvata lunedì prossimo, Mario Monti parla espressamente di «cura di lungo periodo», di cui beneficeranno i cittadini, gli italiani, i giovani e anche coloro «che non sono ancora nati».
Non è una notazione indifferente e lo stesso presidente del Consiglio rimarca che i colleghi europei, durante le riunioni finanziarie, gli hanno in sostanza invidiato «la straordinaria ampiezza della fiducia in Parlamento» e il consenso che in questo momento riscuote nel Paese, «anche se cercherò di seguire i sondaggi il meno possibile».
Ma il fatto di citare nell’ordine i cittadini, gli italiani, i giovani e le generazioni venture non è evidentemente casuale: «La maggiore innovazione» delle riforme sarà «sul lato delle crescita». E anche se in Italia si levano le prime critiche, da sindacati e dal Pd, sulle indiscrezioni filtrate in tema di previdenza, Monti rimarca proprio questo dato: il governo ritiene di avere dalla sua parte un consenso non indifferente, al di là delle legittime richieste dei corpi intermedi e di rappresentanza.
E’ una dimostrazione di forza e al contempo di fiducia nelle proprie capacità , nel mandato ricevuto dal Parlamento. «Agli italiani — aggiunge ancora il premier — dirò sempre quello che facciamo». Certo, «ci saranno consultazioni» con i sindacati, prima del varo delle misure, «nei limiti del tempo consentito» da una tabella di marcia che è dettata dall’urgenza della crisi e che ha i caratteri del «record di velocità », ma nel quadro di una linea tracciata e ineludibile, il cui approdo, come ha ribadito ieri il premier all’Ecofin, è il pareggio di bilancio nel 2013.
Ecco perché la parola «consultazioni», in bocca al premier, nel corso della conferenza stampa nel Palazzo del Consiglio europeo, con a fianco il neo viceministro all’Economia, Vittorio Grilli, è quasi un’incidentale. Il concetto principale è un altro, ovvero quello dell’«appello», lui dice così, che si appresta a rivolgere al Parlamento e all’intero Paese, «per dire che siamo in una situazione straordinaria» e per invocare «un senso collettivo di urgenza e responsabilità », viceversa, avverte ancora, «le conseguenze sarebbero molto gravi per tutti».
Se il concetto non fosse ancora chiaro Monti ne aggiunge un altro: sia il Parlamento che le parti sociali, che pure «stanno su livelli diversi» di rappresentanza («il primo ad un livello più alto»), hanno «dietro di loro i cittadini», che in questo momento «sembrano apprezzare il lavoro di un gruppo di persone che si apprestano a fare delle cose che le ritualità del passato non ha consentito».
Insomma non saranno alcune resistenze, o le legittime aspirazioni di dialettica sociale, o se vogliamo «le ritualità » del passato, a fermare il ventaglio di riforme che il governo si appresta a varare, per ritornare venerdì prossimo in Europa con un pacchetto di misure chiare e definite. Riforme che «avranno effetti sul disavanzo pubblico a breve termine, anche per reagire ad un eventuale deterioramento del ciclo economico»; anche se a questo proposito Monti continua a non svelare l’entità dell correzione che sarà data ai conti pubblici.
La settimana prossima, alla fine del Consiglio europeo, «un appuntamento fondamentale», sarà stato impostato il grosso del lavoro per reagire alla crisi: dall’Italia e dagli altri partner, sottolinea il capo del governo, e allora «vedremo la reazione dei mercati, che non sono divinità ma nemmeno devono essere demonizzati, perché hanno il pregio di essere un indicatore di quello che si sta facendo».
A quell’appuntamento il presidente del Consiglio vuole arrivare nelle migliori condizioni possibili («nei prossimi giorni sia la Merkel che Sarkozy faranno dei discorsi importanti sul futuro dell’Unione, io invece parlerò con le misure»), nel contesto di una Ue capace di riformarsi («ci saranno dei cambiamenti limitati ai Trattati») e che «non ha bisogno di essere imbrattata da politici nazionali che scaricano le responsabilità ad altri».
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