Manovra, battaglia su articolo 18 e nuovi tagli

by Editore | 19 Dicembre 2011 8:34

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ROMA – Maglioncino blu alla Marchionne e una stilettata per tutti. Dopo un mese vissuto da fantasma, torna Giulio Tremonti. L’ex ministro dell’Economia boccia il decreto “salva Italia” del suo successore Mario Monti, attacca il Pdl («ora fanno la penitenza, chi si candiderà  in futuro dovrà  essere più responsabile»), annuncia un libro con il suo «programma politico» e prevede una nuova manovra: «Penso che non sia giusto farla, ma è probabile che ci sia». Ospite da Lucia Annunziata su Raitre, l’ex timoniere dell’economia italiana manda su tutte le furie governo e partiti. «Non c’è nessun’altra manovra in arrivo», replica il titolare dello Sviluppo Corrado Passera, che difende l’operato dell’esecutivo: «Nessuno oggi è al sicuro, ma abbiamo messo in sicurezza l’Italia ed evitato il rischio Grecia, che era ad un passo». Per il segretario del Pd Bersani «era più dignitoso che chi ci ha portati fino a qui restasse in silenzio». Chiosa il democratico Gozi: «Tremonti è senza vergogna». Anche il Pdl, con Cicchitto, prende le distanze. E mentre oggi contro la manovra scioperano medici, dipendenti pubblici, impiegati delle poste e insegnanti, si apre lo scontro governo-sindacati sulla riforma del lavoro. 
Secondo Tremonti l’operato del team dei professori è tutto da buttare. Per lui «il rigore poteva essere fatto riducendo la spesa pubblica, mentre il pacchetto è troppo sbilanciato sulle tasse e sulla crescita non ci siamo». Parla di provvedimenti che non hanno convinto i mercati, sostiene che «la lotta all’evasione è stata interrotta» e sconsiglia di affrontare le liberalizzazioni: per lui meglio inserire in Costituzione il principio secondo il quale «è libero quel che non è vietato». Intanto il presidente del Senato Renato Schifani conferma che Palazzo Madama approverà  prima di Natale la manovra passata venerdì alla Camera e si dice certo che dopo il decreto anti-bancarotta Monti guarderà  alla crescita: «L’Italia può farcela», è la sua certezza. Il Pd con Migliavacca chiede al governo liberalizzazioni e ammortizzatori sociali. Poi annuncia che in Parlamento porterà  una serie di proposte su riforma della legge elettorale, taglio dei parlamentari e dei costi della politica. Il Pdl con Cicchitto avverte Palazzo Chigi che non potrà  «ascoltare solo una parte politica, altrimenti non potrà  chiedere all’altra il sostegno alle Camere». 
La giornata è segnata anche dalle proteste dei sindacati contro l’intervista al Corriere della Sera con la quale il ministro Elsa Fornero ribadisce la necessità  di introdurre un contratto di lavoro unico e modificare l’articolo 18 (licenziamenti più facili). La Cgil ribatte a muso duro che il confronto va anche bene, ma «se tutte le volte si parla di 18» non si va da nessuna parte: «Era l’ossessione del precedente ministro che ha impedito qualsiasi vera riforma». Contro la Fornero anche Di Pietro (Idv), mentre Alfano dice che l’articolo 18 non è un tabù ma vanno considerate le persone. Sul versante delle liberalizzazioni, invece, Passera annuncia che il governo tornerà  sulle proposte sfilate dalla manovra per le resistenze delle lobby: «Ci siamo presi un’arrabbiatura pazzesca, non finisce qua. Il caso dei farmacisti è emblematico e ci torniamo». Poi annuncia investimenti in infrastrutture, scuola, giustizia e ricerca. «Ci sarà  bisogno di risorse, l’economia sta andando male e dovremo cercarle riducendo l’evasione, tagliando una serie di costi» e spendendo meglio i finanziamenti Ue e i soldi della criminalità .

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