«Ultima chance per salvare l’euro» Primo accordo sull’unione di bilancio

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BRUXELLES — La cancelliera tedesca Angela Merkel, appoggiata dal presidente francese Nicolas Sarkozy, punta a uscire dal vertice dei 27 capi di Stato e di governo con un accordo per una più rigorosa disciplina di bilancio nei Paesi con i conti pubblici fuori controllo, che preveda sanzioni e sia codificato con una modifica dei Trattati. Ma nella prima giornata di lavori a Bruxelles si è arrivati a una convergenza di principio sul rafforzamento comune dei controlli. Si è considerato anche l’obbligo del pareggio di bilancio con possibile sforamento dello 0,5% del Pil ed eventuali aggiustamenti in base al ciclo economico. A tarda notte, dalla trattativa in corso, trapelavano ancora forti divisioni, soprattutto sulle misure per aiutare i Paesi sotto attacco della speculazione ad abbassare i costi del loro indebitamento sui mercati.
Il premier Mario Monti, appoggiato dal presidente francese Sarkozy e da altri leader, ha cercato di convincere la Merkel ad aumentare l’importo del fondo salva Stati e a concedere qualche prospettiva futura agli eurobond. Ma la Merkel ha condizionato tutto al via libera al patto sui bilanci con modifica dei Trattati. E ha continuato a escludere che i contribuenti tedeschi possano pagare per salvare i Paesi vissuti al di sopra dei loro mezzi. Non intende unire il fondo salva Stati temporaneo (Efsf) con quello stabile (Esm) in arrivo nel 2012, come chiedevano il presidente stabile del Consiglio, il belga Herman Van Rompuy, e quello della Commissione, il portoghese José Manuel Barroso, appoggiati dall’asse anglo-Usa. Sarkozy, che vede i primi segnali di contagio al debito della Francia, è molto disponibile. Non però fino al punto di mettere in discussione l’asse con la Germania.
La Merkel aveva anticipato «discussioni difficili» e ha minacciato un «incontro separato» dei leader dell’eurozona per procedere in 17, qualora il patto con tutti i 27 Paesi dovesse essere frenato da Regno Unito, Svezia e altri Stati non aderenti alla moneta unica. Sarkozy ha drammatizzato la situazione dell’Europa «mai così in pericolo». Perfino il presidente Barack Obama, dall’altra parte dell’Atlantico, si è detto «molto preoccupato per quello che sta accadendo in Europa» perché «può avere un enorme impatto anche per gli Stati Uniti». Obama ha esortato ad aiutare l’Italia a rifinanziare il debito.
Monti ha mediato con il premier britannico David Cameron in un incontro bilaterale prima del summit. Ha ascoltato le condizioni pretese in difesa delle attività  finanziarie della City di Londra (spesso collegate con quelle di Wall Street). E ha fatto capire l’inopportunità  di eccessive richieste britanniche di limitazione dei principi del mercato unico dell’Ue, quando proprio il Regno Unito ha sempre sollecitato gli interventi anti-protezionistici.
L’Italia è aperta alle varie soluzioni per il patto sui bilanci. Preferirebbe rimanere nell’ambito degli attuali Trattati. Ma accetterebbe la modifica chiesta dalla Merkel, che pur imporrebbe tempi lunghi per una Convenzione, una Conferenza intergovernativa e le sempre rischiose ratifiche dei Paesi membri. Monti ha lavorato per il consenso a 27. In alternativa è pronto a procedere solo con l’Eurozona. Deve però evitare una eccessiva rigidità  nell’obbligo di riduzione del debito al 60% del Pil, che aprirebbe il rischio di dover varare manovre da una quarantina di miliardi l’anno per un ventennio (sotto la minaccia di sanzioni semi-automatiche). L’Italia, insieme agli altri Paesi con difficoltà  di bilancio e sotto attacco della speculazione (Grecia, Spagna, Portogallo), preme soprattutto per il potenziamento degli aiuti anticrisi comunitari.
Il presidente della Banca centrale europea (Bce), Mario Draghi, è stato invitato al summit per contribuire a trovare soluzioni per frenare la crisi del debito sovrano dell’Italia e degli altri Paesi dell’Eurozona. Draghi, come la Merkel, pretende prima l’accordo «fiscal compact» sul controllo comune dei bilanci. In ogni caso non intende derogare ai Trattati, che consentono alla Bce di prestare capitali alle banche e non ai governi. Non vorrebbe finanziare nemmeno il Fondo monetario di Washington (Fmi), che potrebbe poi aiutare il fondo salva Stati e i Paesi membri. In alternativa il Fmi potrebbe ricevere fondi dai governi dell’Ue. Il direttore generale del Fmi, la francese Christine Lagarde, entrando nel summit ha detto che parteciperebbe a un’azione anticrisi «coordinata e decisa». La trattativa tra i leader continua oggi.


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