«Soldati privati a bordo» La richiesta degli armatori

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A che punto siamo in Italia?
«Da ottobre è operativo l’accordo che Confitarma ha concluso con la Difesa, la Farnesina e altri ministeri sulla presenza di uomini della Marina militare a bordo nave».
Funziona?
«Ho sentito dei colleghi soddisfatti. Ad esempio la Montecristo, una delle navi che è stata sequestrata dai pirati e subito liberata, ha fatto un nuovo viaggio con i militari italiani a bordo e il clima di sicurezza era ben diverso. Ci sono state altre esperienze positive in questi mesi ma purtroppo le forze che la Marina militare può dedicare a questo servizio non sono sufficienti per tutte le navi. I militari non bastano, anche perché il numero delle nostre navi sulle rotte a rischio è sempre maggiore. È necessario che si riprenda la legge sulla possibilità  di ingaggiare società  private». 
Chiedete i contractors. Ma l’iter del disegno di legge si è fermato…
«Sì, con la caduta del governo. Ma noi abbiamo bisogno di poter ingaggiare, come fanno gli armatori di altri Paesi, sicurezze private con armi a bordo. La pirateria è sempre più aggressiva, più evoluta e più ricca. Le sue aree di azione si sono allargate».
Ma con i contractors a bordo rimane il problema su chi deve, nei casi estremi, ordinare il fuoco…
«Questo fa parte delle regole di ingaggio che devono appunto essere definite dal disegno di legge rimasto sospeso».
Le vostre navi sono già  state assaltate dai pirati…
«Più volte, sia la Jolly Rosso che la Jolly Smeraldo. Ma le nostre sono più veloci delle petroliere e hanno fiancate più alte che rendono difficile l’arrembaggio. Con la velocità  e con le manovre diversive, il beccheggio e il rollio che creano un’onda alta e disturbano le imbarcazioni dei pirati, sono sempre riuscite a fuggire ma si vivono momenti terribili».
Avete già  ingaggiato militari a bordo?
«Quando lo abbiamo fatto le forze della Marina non erano ancora disponibili. Presenteremo una richiesta a giorni».
Quanto costa la pirateria?
«Per darne un’idea le dico quanto costa a noi: nel 2011 fra deviazioni e allungamento delle rotte, bunkeraggio, extra assicurazioni, indennità  e bonus agli equipaggi, ci è costata 10 milioni di dollari su 250 milioni di fatturato». 


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