«Ora vogliamo un’altra politica»

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Insolito ritrovo piazzale Loreto. Non capita spesso che siano gli immigrati, o i loro figli, a trascinare una manifestazione antirazzista, per cui ogni tanto è bene farsi da parte e lasciar fare loro, compresa la manfrina finale del fronteggiamento con la polizia in piazza Duca d’Aosta: alcune decine di giovani senegalesi gridano «assassini», spingono, si spingono, ma non ce l’hanno con la polizia, è solo che tocca a quel cordone rappresentare l’ordine imposto, che in Italia da troppi anni è al servizio di politiche razziste. E fasciste, dice questo corteo inedito. Sembra una banalità  ma è un fatto interessante. Solidarizzano con la comunità  senegalese di Firenze, parlano di Modou Samb e Mor Diop, e per la prima volta individuano un simbolo tra i tanti che ce l’hanno sempre avuta con loro: casa Pound. I fascisti, si diceva una volta. L’estrema destra, con la strage di Firenze, si rivela per quello che è, solo che adesso lo sanno tutti. Gira un cartello, ne girano tanti – scritti sui cartoni, sui fogli, sulle bandiere… – e il concetto è piuttosto esplicito: «Fascismo e razzismo stessa merda. Chiudere casa Pound». 
Ma non è solo per questo che più di un migliaio di persone ha raccolto l’appello a manifestare in occasione della Giornata globale per i diritti dei migranti. Gli africani di Milano, supportati dalle associazioni antirazziste, da qualche centro sociale e da qualche partito di sinistra, hanno delle richieste da fare al nuovo governo. Le stesse che per anni sono rimaste schiacciate tra il razzismo istituzionale del centrodestra e la debolezza, in qualche caso connivente, del centrosinistra.
Rileggiamo i cartelli. Adesso toccherà  al governo Monti dare risposte a milioni di migranti che vivono in Italia come cittadini privi di diritti fondamentali (compreso il lavoro, e qui, con la «manovra salva Italia», sembra il gatto che si mangia la coda). I migranti dicono di essere «una sola razza, razza umana universale», e al governo saranno tutti d’accordo. Ma che dire, in tempi di sacrifici per tutti tranne che per ricchi politici e banchieri, davanti al cartello «la legge Bossi-Fini ci incatena al lavoro nero»? Il corteo è pieno di scatoloni con scritto «No sanatoria truffa» e di giganteschi permessi di soggiorno timbrati di rosso: «Espulso» e «Scaduto». Sarà  materia di discussione? E poi. Sarà  impossibile dare soddisfazione a chi alza il cartello «Chiusura dei Cie», e questo non è un dettaglio, è una vergogna sponsorizzata da tutte le forze politiche che hanno governato dal 1998.
C’è di che essere furibondi, dopo la strage di Firenze e il pogrom di Torino, ma il corteo è pieno di ragazzi e ragazze giovani, e non tira certo aria di rassegnazione. Si sorride. Ci si mescola senza farci caso, perché è la cosa più naturale del mondo. Sfottono, come la ragazza asiatica che ha dipinto di rosa il suo cartello «Tengo o’core italiano». E c’è anche chi avrà  tutto il tempo di svegliarsi quando gli pare, come Mariam, sei mesi impastati di sonno sul petto di sua madre. Mariam con la M finale, perché la mamma è italiana e il padre senegalese, «io sono cattolica lui musulmano, ci siamo messi d’accordo così…». Allora viva Mariam.


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