«No debito» delegati in movimento

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È intorno a questi no che ieri mattina – al teatro Tendastrisce di Roma – si è costruita la seconda assemblea nazionale del movimento «No debito», partito dall’appello «Dobbiamo fermarli», lanciato nel luglio scorso dal presidente del Comitato centrale Fiom, Giorgio Cremaschi e nato con l’incontro di Roma del primo ottobre. Dal palco decine di interventi tra esponenti delle forze politiche della sinistra radicale, dei sindacati di base, dei movimenti, dei lavoratori, degli studenti di Atenei in rivolta e del Forum Ambientalista. In platea oltre seicento persone presenti e picchi di trecento ascoltatori contemporaneamente connessi allo streaming di Libera Tv. Tantissimi i report delle assemblee territoriali di molte città . Per tutti, l’opposizione all’«operazione Monti e a chiunque la sostiene» è stato riconosciuto come «punto costituente», ha spiegato Cremaschi: perché se già  a luglio «ffermavano che «quello che stava accadendo in Grecia riguarda tutta l’Europa» e ad ottobre confermavano che «il nostro problema non era solo Berlusconi, ma le politiche economiche imposta dalla Bce, «oggi possiamo sostenere che il Governo unico delle banche è al potere in Italia», ha commentato Fabrizio Tomaselli dell’Unione sindacale di base. Riconfermati i cinque punti che sono il terreno comune di «questo movimento sociale e politico indipendente»: no al pagamento del debito, no alle spese «inutili» come quelle militari o la Tav, diritti per tutto il mondo del lavoro («distrutto per diventare competitivo»), difesa dei beni comuni e della democrazia. Al primo posto rimane la necessità  di elaborare una riflessione sul debito, «che non escluda la lotta e il conflitto» e «che trova posizioni discordanti anche a sinistra». Come la possibilità  per l’Italia di «uscire dall’euro e affrontare un default pilotato», spiegato in una lettera che l’economista Loretta Napoleoni ha inviato in sostegno all’assemblea. Al termine, un fitto elenco di iniziative di mobilitazione. Prima data, il 21 gennaio, quando sarà  «No debito day» con azioni di lotta e di informazione «contro il pensiero unico delle banche». A seguire due appuntamenti che «faremo anche nostri»: lo sciopero generale del 27 gennaio indetto dai sindacati di base e la manifestazione nazionale dei metalmeccanici Fiom, dell’11 febbraio. Grande attesa anche per il vertice che ci sarà  a gennaio a Roma tra il premier italiano Mario Monti, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy che «andremo a contestare ovunque si incontrino». E ancora: l’attivazione di una campagna di informazione per un referendum autogestito sul pareggio di bilancio e sulle misure economiche imposte dalla Bce, «perché sono i popoli a dover scegliere e non le banche». Un punto su cui Paolo Ferrero, segretario del Prc, ha confermato il suo appoggio, così come la partecipazione convinta del suo partito a questo movimento. Dall’assemblea di ieri è partito anche un appello per una grande manifestazione nazionale a Milano, dall’università  Bocconi a Piazza Affari, «centro del vero potere, quello che governa». E se il problema sono le politiche imposte dalla Bce «e l’effetto Grecia riguarda tutti», l’obiettivo che non può mancare è quello di unire le contestazioni europee.


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