by Sergio Segio | 3 Dicembre 2011 7:39
NAPOLI. «Oggi abbiamo 50milioni di morti di fame all’anno, domani avremo 100milioni di morti di sete». Padre Alex Zanotelli spiegava così ieri a Napoli la battaglia per l’acqua pubblica, una lotta che ha bisogno di un respiro europeo: «I rapporti – prosegue – raccontano una rete di 15mila lobbisti a Bruxelles impegnati a fare pressione sul parlamento comunitario. Il contingente maggiore fa capo alle multiutility Veolia e Suez che, in fatto di sfruttamento delle risorse idriche, detengono la quota maggiore del mercato mondiale. La commissione li supporta nella loro continua espansione senza tener conto dell’impatto sui paesi, soprattutto i più poveri». È uno scontro, insomma, che non può rimanere nei confini nazionali: a Napoli (Castel dell’Ovo) il 10 e 11 dicembre ci sarà il Forum italiano dei movimenti per l’Acqua, incontro per la costituzione della Rete europea per l’Acqua pubblica.
Sono attese delegazioni dei movimenti, delle associazioni e dei sindacati da tutta Italia e poi da Francia, Germania, Spagna e Grecia. Il comune partenopeo, capofila nei referendum di giugno, è stato il primo municipio a dare attuazione alla volontà degli elettori, convertendo la società che gestisce il servizio idrico da Arin spa ad azienda speciale Abc – Acqua bene comune. Così da qui partirà la mobilitazione contro il Forum Mondiale dell’acqua, che le grandi multinazionali terranno a Marsiglia a marzo, ma anche la campagna per l’Ice – Iniziativa dei Cittadini Europei da avanzare alla Commissione Ue: un milione di firme da raccogliere in sette paesi (come recita l’articolo 11 del Trattato di Lisbona) per cambiare l’agenda del parlamento comunitario in fatto di oro blu.
«Il 9 dicembre – spiega Alberto Lucarelli, assessore comunale ai Beni comuni – saremo nella capitale francese dove Eau de Paris ci premierà per aver intrapreso per primi la strada verso la ripubblicizzazione dopo i referendum. Una strada più coraggiosa di quella francese, visto che a Parigi i comitati hanno solo potere di voto consultivo mente a Napoli ha valore decisionale». Lucarelli, nei giorni del Forum, sarà protagonista di una proposta per estendere la raccolta di firme dal tema dell’acqua a quello dei beni comuni, materiali e immateriali, da sottrarre al mercato. Fondamentale la dimensione europea quindi, ma senza perdere di vista il contesto nazionale: «Proporrò anche un patto federativo tra i sindaci di comuni come Torino, Milano, Venezia, Palermo ma anche di altri centri in Sardegna, Abruzzo, Toscana, dove il servizio idrico è affidato a spa 100 per cento pubbliche, per procedere lungo il percorso avviato a Napoli. Mostrerò loro che la conversione in azienda pubblica si può fare, così chi non vorrà dovrà rendere chiare le proprie motivazioni, e magari gli interessi che ci sono dietro, in modo che i cittadini possano essere informati». La vittoria al referendum di giugno rischia di rimanere nel cassetto in vista di un nuovo via libera alle multinazionali, così i comitati non smobilitano. In Campania, ad esempio, l’Ato 3 in mano alla Gori spa ha addirittura aumentato le tariffe a luglio; l’Ato2 Napoli-Volturno rischia di essere smembrato, con la provincia di Caserta che spinge per staccarsi in vista di una svendita ai privati.
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