by Sergio Segio | 28 Dicembre 2011 18:13
Secondo l’istituto, infatti, “la popolazione residente in Italia attesa e’ pari a 61,3 milioni (‘scenario centrale’). Tenendo conto della variabilita’ associata agli eventi demografici, la stima della popolazione oscilla da un minimo di 53,4 milioni ad un massimo di 69,1 milioni. Cumulando gli eventi demografici relativi al periodo 2011-2065, l’evoluzione della popolazione attesa nello scenario centrale e’ il risultato congiunto di una dinamica naturale negativa per 11,5 milioni (28,5 milioni di nascite contro 40 milioni di decessi) e di una dinamica migratoria positiva per 12 milioni (17,9 milioni di ingressi contro 5,9 milioni di uscite)”. La popolazione, dice ancora l’Istat, “e’ destinata ad invecchiare gradualmente. Nello scenario centrale l’eta’ media aumenta da 43,5 anni nel 2011 fino ad un massimo di 49,8 anni nel 2059. Dopo tale anno l’eta’ media si stabilizza sul valore di 49,7 anni, a indicare una presumibile conclusione del processo di invecchiamento della popolazione”. Particolarmente accentuato entro i prossimi trenta anni “e’ l’aumento del numero di anziani: gli ultra 65enni, oggi pari al 20,3% del totale, nello scenario centrale aumentano fino al 2043, anno in cui oltrepassano il 32%. Dopo tale anno, tuttavia, la quota di ultra 65enni si consolida intorno al valore del 32-33%, con un massimo del 33,2% nel 2056”. Dall’altro lato, invece, “la popolazione fino a 14 anni di eta’, oggi pari al 14% del totale, evidenzia un trend lievemente decrescente fino al 2037, anno nel quale raggiunge un valore minimo pari al 12,4%”. Dopo tale anno “la percentuale di under 15enni si assesta fino a raggiungere un massimo del 12,7% nel 2065: tale quota potrebbe oscillare in un intervallo compreso tra l’11% e il 14%. La popolazione in eta’ lavorativa (15-64 anni) evidenzia, nel medio termine, una lieve riduzione, passando dall’attuale 65,7% al 62,8% nel 2026. Nel lungo termine, invece, ci si aspetta una riduzione piu’ accentuata, fino a un minimo del 54,3% nel 2056, anno dopo il quale l’indicatore si stabilizza, con un valore del 54,7% nel 2065, per un intervallo di stima compreso tra il 53,8% ed il 55,8%”. La trasformazione della struttura per eta’ della popolazione comporta “un marcato effetto sui rapporti intergenerazionali. L’indice di dipendenza degli anziani (cioe’ il rapporto tra la popolazione di 65 anni e piu’ e la popolazione in eta’ attiva – 15-64 anni), oggi pari al 30,9%, cresce fino a un livello del 59,7% nel 2065, senza sostanziali differenziazioni rispetto sia allo scenario alternativo basso (59,4%) sia a quello alto (59,7%)”. Sulla base delle ipotesi concernenti i movimenti migratori con l’estero e sulla base di un comportamento riproduttivo superiore a quello della popolazione di cittadinanza italiana, “si prevede che l’ammontare della popolazione residente straniera possa aumentare considerevolmente nell’arco di previsione: da 4,6 milioni nel 2011 a 14,1 milioni nel 2065, con una forbice compresa tra i 12,6 ed i 15,5 milioni. Contestualmente, nel periodo 2011-2065 l’incidenza della popolazione straniera sul totale passera’ dall’attuale 7,5% a valori compresi tra il 22% e il 24% nel 2065, a seconda delle ipotesi”. (DIRE) © Copyright Redattore Sociale
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