by Sergio Segio | 22 Dicembre 2011 7:53
ROMA — I timori si sono, purtroppo, avverati. Nel terzo trimestre dell’anno, tra luglio e settembre, il Pil, il prodotto interno lordo, non è cresciuto ma è diminuito. Non accadeva dalla fine del 2009, l’anno della grande depressione. Non si può ancora tecnicamente parlare di recessione, perché occorrono due trimestri consecutivi di crescita negativa per dichiararla, ma ci siamo quasi. Anche perché tutte le previsioni segnalano una contrazione più accentuata dello sviluppo nell’ultima parte del 2011 e nel 2012. Secondo i dati dell’Istat il calo del Pil è stato dello 0,2% rispetto al secondo trimestre mentre su base annua il dato è rimasto positivo, seppure solo dello 0,2%. In ogni caso la crescita già acquisita nel 2011 è dello 0,5%.
Diversamente, il 2012 partirà sotto il segno della recessione che toccherà anche altri Paesi di eurolandia. Christine Lagarde, direttore generale del Fmi, ieri ha annunciato per gennaio la revisione al ribasso delle stime del Fondo: «Le nubi che si addensano, in particolare all’orizzonte europeo, fanno prevedere prospettive in calo», ha detto il numero uno dell’organizzazione di Washington, i cui ispettori hanno ieri concluso la visita di esplorazione in Italia in vista delle missioni di monitoraggio in programma per l’inizio del 2012.
A disegnare il quadro recessivo del prossimo anno ieri è stata l’Abi, l’associazione delle banche, che prevede per il 2012 un calo del Pil dello 0,7%, con un recupero limitato a una crescita dello 0,2% nel 2013. La manovra varata dal governo Monti determinerà , secondo gli economisti di Palazzo Altieri, una riduzione della crescita di quattro decimi di punto tra 2012 e 2013. Il tasso di disoccupazione rimarrà sopra l’8%, nella media del 2013 il numero degli occupati sarà inferiore di 170 mila unità rispetto al 2011. Negative sono anche le previsioni che riguardano le stesse banche, in particolare la redditività che quest’anno toccherà il minimo storico dello 0,3%, per risollevarsi nei due anni successivi ma solo fino al 3% nel 2013. L’Abi indica stime anche per il mercato monetario, prevedendo che il tasso sui Btp a 10 anni permanga su livelli superiori al 6% fino al prossimo maggio per poi scendere al 5,2% a fine anno e stabilizzarsi al 4,4% a partire dalla metà del 2013. Il tasso medio sui Bot dovrebbe risultare invece pari al 4% nella media del 2012 per poi ridursi al 2,5% nella media del 2013. «Siamo cresciuti meno di altri Paesi e ci stiamo riprendendo più lentamente. La produzione industriale è inferiore di un quinto rispetto a prima della crisi. Lo squilibrio dei conti con l’estero da 50-60 miliardi è da correggere, il tasso di risparmio delle nostre famiglie è andato riducendosi, queste sono le sfide che abbiamo davanti. Resta moltissimo da fare», ha detto alla presentazione del rapporto dell’Abi il direttore centrale della Banca d’Italia, Daniele Franco.
Tornando all’Italia e ai dati dell’Istat che confermano l’arrivo della recessione, nel terzo trimestre 2011 «tutte le componenti della domanda interna sono risultate in diminuzione». Anche se a fronte di una riduzione delle importazioni dell’1,1% le esportazioni sono cresciute dell’1,6%. Variazioni negative dunque per la spesa delle famiglie (-0,2%), delle pubbliche amministrazioni (-0,6%) e degli investimenti (-0,8%). Per quanto riguarda invece i diversi settori, andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto di agricoltura (-0,9%), industria (-0,1%) e servizi (-0,3%). Segno positivo solo per credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi professionali. Su base annua il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è cresciuto dell’1,3%, quello dei servizi dello 0,2%. In calo quello di agricoltura e costruzioni.
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