Licenziati e reintegrati dal giudice: «Ecco a cosa serve lo Statuto»

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ASCOLI PICENO – Nell’Italia di oggi dove i diritti di chi lavora ( e ovviamente di tanti altri) vengono quotidianamente calpestati, qualche volta capita che a perdere siano i potenti. Ieri è stata una giornata importante per Doriana, Gloria, Gianfranco, Luigi e Romano e gli altri due lavoratori della Pfizer di Ascoli (multinazionale americana dei farmaci) licenziati il 31 luglio del 2009, provvedimento a cui si erano opposti con decisione. 
Una storia emblematica del paese in cui viviamo, una scelta dettata dal solito piano selvaggio di ristrutturazione con cui l’arroganza padronale vuole liberarsi dei dipendenti più anziani e sindacalizzati per assumere manodopera giovane e ricattabile. Invece questa vicenda dimostra come sia possibile battere lo strapotere delle grandi imprese. 
Le due sentenze della magistratura, l’ultima in appello ad ottobre, che hanno sancito il sacrosanto diritto di questi lavoratori di ritornare in fabbrica è sicuramente un forte segnale in tempi come questi. «Siamo rientrati – dice Gianfranco – con tanta voglia di riprendere il nostro posto di lavoro, di ricominciare a lavorare dopo questi due anni di sofferenze. È la dimostrazione di quanto sia importante l’articolo 18 che oggi anche il nuovo governo vuole mettere in discussione». 
Ma il rientro ha avuto anche una sorpresa non gradita. «Non tutti abbiamo riavuto la vecchia collocazione, alcuni di noi sono stati spostati di reparto con nuove mansioni. Sicuramente una cosa non piacevole». Un provvedimento che sa di ritorsione da parte della proprietà  che ha dovuto ingoiare il rospo. «La comunicazione – prosegue Gianfranco – ci è arrivata all’inizio di dicembre, prima sono rientrati tre, poi altri quattro». Ma come è stata l’accoglienza degli altri lavoratori? «Per quanto mi riguarda ho verificato una clima di paura. Certamente alcuni sono venuti a complimentarsi, ma in molti altri ho percepito il timore di esporsi. Del resto si continua a ricorrere alla mobilità , il futuro è ancora alquanto incerto». 
Luigi invece ha ricevuto tanti attestati di stima: «Io ho trovato un bel clima. Numerosi lavoratori si sono complimentati e ho ricevuto parole di incoraggiamento. Certamente per il futuro ci sono numerose incognite. Da un lato si fa ricorso alla mobilità  nei confronti dei lavoratori con contratti stabili, dall’altro, come anche in questo ultimo periodo, si assumono 50, 70 persone con rapporti di lavoro interinali o comunque flessibili». Per Luigi l’esito positivo della vertenza sancisce la «salvaguardia della dignità ; c’è da augurarsi che la proprietà  non ripeta l’errore fatto con noi». 
E i sindacati che nella battaglia fatta dai sette hanno avuto atteggiamenti contraddittori come hanno reagito? «L’Ugl – dicono all’unisono Gianfranco e Luigi – ha fatto un bel comunicato dandoci il benvenuto, mentre Cgil Cisl e Uil sono stati zitti. L’impressione è che per loro siamo un problema disinnescato, insomma il nostro rientro li ha tolti dall’imbarazzo». Sicuramente un’anomalia, ma sicuramente non l’unica in questa storia. Speriamo che non ce ne siano altre.


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