Liberalizzazioni, la parola magica mai applicata

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La reazione contro tale progetto da parte di varie lobby, spesso sedicenti liberali e politicamente di destra, è stata virulenta. Perché? 
Liberalizzare significa organizzare in modo differente il funzionamento dei mercati. I mercati non esistono senza un insieme di regole, procedure, strumenti operativi cui devono sottostare gli operatori e gli agenti; il lassez faire è una mera ideologia neoliberista inapplicabile nelle società  organizzate. L’assetto dei mercati incide sulla struttura dell’offerta e della domanda, sulla determinazione dei prezzi e sulla formazione di eventuali «sacche» di privilegi. Mercati ben organizzati favoriscono la produzione di beni e servizi in modo efficiente e senza creare ingiusti vantaggi che si riflettono nella formazione di prezzi più elevati; viceversa, nei mercati inefficienti, il valore attuale di extra profitti futuri è incorporato nel diritto a esercitare l’attività  o la professione.
Il mercato del trasporto pubblico su base individuale (i taxi) è l’esempio più evidente di malfunzionamento di un mercato. Le restrizioni all’accesso portano al sottodimensionamento dell’offerta, alla fissazione di prezzi elevati, all’incorporazione dei maggiori profitti nel valore della licenza. Questo porta a sua volta al maggior utilizzo di auto private e di conseguenza alla congestione del traffico. Liberalizzare l’accesso all’offerta del servizio significherebbe incidere sugli interessi dei taxisti che guadagnerebbero di meno e perderebbero il valore della licenza, che spesso assume livelli abnormi. Questo spiega chiaramente la loro furibonda reazione ogni qual volta si parla di liberalizzazione. Gli interessi della collettività  sono invece opposti, perché da un lato con l’eliminazione delle restrizioni all’accesso il prezzo del servizio calerebbe e la circolazione sarebbe ridimensionata con effetti positivi sia per i singoli viaggiatori sia per la riduzione delle emissioni inquinanti. Naturalmente l’organizzazione del mercato della mobilità  potrebbe essere modificata anche con più severe limitazioni all’uso dei mezzi privati.
In sé liberalizzare non ha un valore positivo o negativo; il giudizio dipende da quali sono gli effetti dell’eliminazione di qualche regola sul funzionamento del mercato di riferimento. Le liberalizzazioni del sistema bancario e finanziario internazionale degli anni 80 hanno favorito l’assurda crescita delle attività  finanziarie, creando le premesse per l’attuale instabilità  sistemica. Con riferimento ai provvedimenti proposti dal governo si può osservare che la liberalizzazione dei farmaci di classe C e dell’apertura di nuovi punti vendita ha un effetto sostanzialmente analogo a quello del mercato del trasporto pubblico: agli interessi dei farmacisti si contrappongono quelli della collettività . Nel caso delle pompe di carburante la lobby di riferimento è quella dei petrolieri.
Gli organi professionali si sono trasformati in corporazioni che difendono i privilegi dei propri associati scoraggiando comportamenti competitivi anche attraverso la fissazione di tariffe concordate. In questo caso piuttosto che liberalizzare andrebbe ripensata l’organizzazione del mercato dei servizi professionali per meglio tutelare la collettività . Ma non si può pensare che interventi di liberalizzazione, da soli, risolvano tutti i problemi. E soprattutto, non ci si può illudere che siano misure come queste a creare le condizioni per una ripresa dell’economia dall’attuale recessione.


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