L’esclusione dei Rom? Illegale e costosa
Lo stato di emergenza rendeva legali le enormi violazioni dei diritti dei 170.000 Rom che vivono in Italia, composti sia da cittadini italiani che da migranti (alcuni arrivati recentemente, altri da 20 anni o più) spacciando la situazione dei Rom come emergenza, il governo ha intrapreso una vasta campagna di intimidazione e minaccia dei Rom su base etnica. Se da un lato i funzionari del governo italiano hanno alimentato la paura della “criminalità Rom”, dall’altro i poteri dettati dall’emergenza hanno reso un crimine essere Rom. È stato condotto un censimento obbligatorio dei Rom che vivono in Italia, operazione che ha comportato il prelevamento delle impronte digitali e il fotosegnalamento, in violazione della legge europea per la protezione dei dati di carattere personale. Sono state illegalmente controllate le loro case e sgomberati migliaia di Rom, distruggendo beni di loro proprietà e rendendo molti di loro dei senzatetto. I Rom sono stati segregati in campi in cui l’accesso è controllato dalla polizia municipale o guardie private. Le comunità sono state vessate e minacciate e le loro famiglie separate a causa di arresti e detenzioni.
Lontani dalla brutale realtà in cui sono costretti a vivere i Rom in Italia, ben intenzionati burocrati europei hanno invitato gli stati membri, Italia inclusa, a elaborare strategie nazionali per l’integrazione dei Rom. Tali strategie dovrebbero affrontare in maniera molto concreta l’esclusione dei Rom da settori fondamentali quali l’istruzione, l’occupazione, l’alloggio e la salute. Le strategie nazionali dovrebbero individuare obiettivi concreti (ad esempio l’impegno a porta-
re al 90% la percentuale dei bambini Rom che termina gli studi) da raggiungere con piani realistici e identificare risorse certe per attuare tali piani. Inoltre, risorse europee sono a disposizione degli stati per la realizzazione dei piani.
Il destino di questo mandato europeo rimane incerto: alcuni Paesi membri hanno iniziato a produrre strategie che sono lontane dall’essere adeguate. A un mese dalla scadenza stabilita dall’Unione Europea per la fine dell’anno, le nostre fonti di informazione nel governo italiano indicano che l’Italia ha appena iniziato a elaborare la sua strategia di integrazione dei Rom che dovrebbe essere pronta soltanto entro febbraio/marzo 2012.
La crisi finanziaria che ha colpito l’Italia e l’Europa potrebbe indurre il presidente del Consiglio italiano Mario Monti e altri leader europei a dare bassa priorità a tale mandato. Sarebbe un errore. Come dimostrato da alcuni studi condotti dalla Banca Mondiale in diversi Paesi europei, il costo economico dell’esclusione dei Rom è spaventosamente alto. I bambini Rom non adeguatamente istruiti non possono lavorare e i Rom disoccupati non contribuiscono alla produttività , non pagano le tasse e sono un onere per il welfare. Inoltre la segregazione sistematica e la discriminazione distruggono il tessuto sociale di un Paese. Lo stesso Gianfranco Fini ha riconosciuto che la visione berlusconiana di un’Italia mono-etnica è una fantasia pericolosa.
*European Roma Rights Centre
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