by Sergio Segio | 10 Dicembre 2011 9:34
ROMA — È successo nella sezione terza, quella destinata ai cosiddetti reati comuni. È partita giovedì pomeriggio, ma poi, a più riprese, è andata avanti fino a ieri: una rivolta che avrebbe potuto trasformarsi in una vera tragedia, in questo carcere di Ancona talmente affollato che i detenuti dormono con i materassini di gomma messi sul pavimento. Ha cominciato un detenuto maghrebino: si è cucito le labbra con ago e filo. Voleva protestare la sua innocenza. Lo hanno seguito i compagni di cella, e non solo: una ventina, in tutto. Tutti maghrebini. Armati di lamette da barba e fornelletti da campeggio e una violenza sulla quale la polizia penitenziaria è intervenuta sedando gli animi e la rabbia. Ma non era finita così. Ieri mattina ci si sono messi anche i termosifoni, rotti all’improvviso. E un altro detenuto che si è cucito le labbra e ha acceso di nuovo la miccia. Questa volta i fornelletti a gas sono stati usati per bruciare lenzuola, indumenti, suppellettili. Questa volta se la polizia penitenziaria non fosse intervenuta con prontezza e abilità sarebbe bastato un attimo a trasformare in un incendio questo carcere che è già di suo una polveriera. «Non è un caso che sul carcere di Ancona ci siano dodici interrogazioni parlamentari soltanto nell’ultimo mese», denuncia Aldo Di Giacomo segretario delle Marche del Sappe, uno dei sindacati di polizia penitenziaria. Poi aggiunge: «Senza voler giustificare minimamente la rivolta dei detenuti, bisogna però tenere presente le condizioni di questo penitenziario: a fronte di una capienza di 178 posti ci sono circa 440 persone. Con una percentuale di presenza di extracomunitari del 53% contro una media nazionale che non arriva al 40%. Per non parlare dello stato dei servizi igienici». È una carcere «difficile» quello di Ancona, lo ammette anche Franco Ionta, il capo del Dap, Dipartimento amministrazione penitenziaria, che ieri è rimasto in stretto contato con il ministro della Giustizia Paola Severino. E che non a caso, qualche giorno fa si era presentato a sorpresa al cancello per una visita di ispezione. Tornerà , Franco Ionta che ha garantito un intervento rapido per questo penitenziario dove, afferma preoccupano «la mancanza di personale, il dato del il sovraffollamento e le condizioni degli impianti delle docce rilevano preoccupanti infiltrazioni d’acqua». Non è certo un caso isolato il carcere di Ancona. E basta guardare i dati della popolazione penitenziaria nazionali per capire: si è arrivati a un affollamento di quasi 70 mila detenuti nelle carceri italiani (record storico), a dispetto di una capienza di poco più di 44 mila. Un dato che il ministro Paola Severino ha messo in cima alla lista dei suoi interventi, garantendo che prima della fine dell’anno poterà sul tavolo di Palazzo Chigi un provvedimento per combattere l’emergenza delle carceri. Non pensa a un’amnistia, il ministro, e nemmeno a un indulto, ma tutte le altre misure alternative che possano servire a svuotare le carceri e possano trovare spazio in un decreto legge, prima e in un disegno di legge poi. In cima a tutto c’è l’idea di estendere gli arresti domiciliari non soltanto come pena alternativa in attesa di processo, ma anche post sentenza. Alessandra Arachi
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