«Con queste tasse rischio recessione»

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ROMA — Sarà  l’entusiasmo per quei 4-5 punti in più che, giura chi li ha letti, i sondaggi riconsegnano al Pdl. O sarà  che, vista la sua capacità  di interpretare e di esprimere gli umori più profondi del suo elettorato, la parte del «cattivo» spetta a lui. Qualunque sia la ragione, una cosa è certa: Silvio Berlusconi torna ad occupare la scena politica lasciata vuota per le festività  con un attacco molto duro alla politica del governo, che «rischia di portare il Paese in recessione». E promette ai suoi elettori che è e resterà  «sempre in pista», impegnato com’è a «sostenere la nostra forza di libertà ».
L’ex premier si collega con la comunità  di Don Gelmini — dove sono presenti Gasparri e Giovanardi — per la consueta telefonata di auguri e sostegno, e appare rinfrancato: «Voglio ricordare a noi stessi — dice — che siamo il partito di maggioranza in Parlamento e che i sondaggi ci danno in forte anzi fortissima ricrescita, perché gli italiani sono preoccupati». Da questa consapevolezza parte l’affondo contro quel governo che pure il Pdl sostiene apertamente e al quale lui stesso, pochi giorni fa dopo un pranzo con Monti, ha assicurato fedeltà : «Noi fino all’estate scorsa abbiamo sempre tenuto i conti in ordine tagliando le spese invece di alzare le imposte. Ora invece, con queste nuove tasse, il rischio è di comprimere i consumi e indurre in recessione l’economia».
La critica peraltro è condivisa in tutto il centrodestra: «Il calo dei consumi del periodo natalizio è causato dalla mancanza di fiducia determinata dalla manovra economica del governo Monti», è la secca analisi di Osvaldo Napoli. «Passato il periodo di luna di miele il governo Monti dovrà  guadagnarsi quel certificato di sopravvivenza che gli stiamo assicurando nel bene dell’Italia», avverte poco rassicurante Ignazio La Russa.
A mettere in fila le gelide dichiarazioni dei pidiellini verrebbe da pensare che l’esecutivo ha le ore contate, ma non è così. Lo stesso Berlusconi infatti, anziché tirare le somme della sua delusione, intanto auspica che il Parlamento vari la «grande riforma dell’architettura costituzionale» che è necessaria per modernizzare il Paese e che sarebbe bene completare «in questa legislatura». Poi spiega che «la soluzione» alla crisi «non dipende da noi né dal governo nazionale, ma dall’Europa». E fino a quando non ci sarà  «una banca centrale europea che possa sostenere l’euro» non si risolveranno i problemi.
E proprio questo, dice Maurizio Gasparri, è il punto. Secondo il capogruppo al Senato del Pdl non devono essere i toni di questa o quella dichiarazione a preoccupare, ma la sostanza: «Noi a Monti nel nostro ultimo incontro abbiamo detto chiaramente cosa ci aspettiamo: visto che tutti dicono che i tecnici sono così bravi, allora vogliamo vedere il governo italiano imporsi in Europa con la Merkel, con Sarkozy, convincendoli sul ruolo che dovrà  avere la Bce, sugli eurobond, sulle politiche europee. Altrimenti, altro che manovra italiana recessiva: sarà  l’euro e tutta l’economia continentale a saltare gambe all’aria». È insomma sul terreno della svolta interna (misure per la crescita, liberalizzazioni «vere») e di un ruolo centrale in Europa che Monti si gioca il sostegno del centrodestra. Con un Berlusconi pronto, come nessuno dubitava, a restare saldamente «in pista».


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