by Editore | 29 Dicembre 2011 9:26
Lo scrive in un editoriale su «Avvenire» Giuseppe Dalla Torre, giurista cattolico molto ascoltato in Vaticano e rettore della Lumsa. Che parla di «enorme ignoranza politica e massmediatica che circonda tutta la materia dell’immenso sforzo del mondo cattolico nell’impegno caritativo». Prendendosela con la «tornante tentazione di casa laicista», il giurista cita come precedente la «famigerata legge Crispi del 1890 sulle Opere pie che, con il pretesto di voler creare una rete pubblica di assistenza, non fece altro che espropriare, laicizzare e rendere pubblica la rete di opere sociali in gran parte di matrice cattolica». E «da qualche anno la questione è riaperta» per una «ragione molto semplice: scalzare la Chiesa dai profondi radicamenti che ha nella società attraverso scuole, oratori, istituzioni di assistenza, strutture sanitarie e quant’altro, per ricondurre finalmente i credenti nel privato delle sacrestie, cioè là dove non danno fastidio a nessuno». Morale: «Siamo dinanzi a un aspetto della complessa questione se la religione debba avere o no un rilievo anche pubblico, se la libertà religiosa sia solo la libertà di culto o non anche la libertà di pubblica testimonianza del valore di quanto professato».
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