L’Architettura di un curatore che predilige il métissage

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Chipperfield, trent’anni di carriera alle spalle, un inizio sotto l’egida di star quali Norman Foster e Rogers, nei suoi studi in giro per il mondo – fra Londra, Berlino e Shanghai – oggi può contare su oltre duecentocinquanta dipendenti. Avrà  solo otto mesi di tempo per reinventarsi una Biennale che negli ultimi anni era stata al centro del dibattito culturale, essendo divenuta molto spettacolare e, secondo i suoi detrattori, poco «funzionale» dal punto di vista dei singoli progetti architettonici presentati al pubblico. A chi quindi storce il naso di fronte alla fluidità  del settore, così intrecciato ormai all’arte contemporanea, alla sociologia, al cinema, all’immaginario collettivo tout court, Chipperfield risponde così, in modo forse non tranquillizzante per i puristi: «La mia sarà  una Biennale del dialogo, da intendersi anche come provocazione». 
Chipperfield sembra quindi intenzionato a procedere sulla strada del métissage. L’architetto è stato impegnato in prima linea proprio a Venezia, dove ha progettato l’ampliamento del cimitero di san Michele, mentre in Italia ha lavorato anche a Salerno, definendo la nuova cittadella della giustizia. A Milano, invece, è suo il disegno dell’Ansaldo come città  delle culture, un «modello» di recupero di archeologia industriale che stravolge al minimo le strutture preesistenti e le integra con colonnati e punti di raccordo. Tra le sue opere più recenti, sempre improntate a una certe classicità  che si sposa con l’utilizzo di materiali moderni, figurano il rinnovamento del Neues Museum di Berlino (dove è emigrata la collezione egizia, compresa Nefertiti) che ha interpretato con un mix di legni e vetri di grande leggerezza, l’Anchorage Museum of History and Art in Alaska, la Città  di Giustizia a Barcellona, la Biblioteca Des Moines Public in Iowa. E ancora, il quartiere residenziale Ninetree Village a Hangzhou in Cina, il nuovo Folkwang Museum a Essen, in Germania, la Turner Contemporary Gallery a Margate e The Wakefield Hepworth, entrambi nel Regno Unito. 
Designer di successo oltre che architetto, David Chipperfield ha firmato gli interni dei negozi di Issey Miyake, Dolce & Gabbana, Valentino, così come una gamma di mobili (una linea anche per Cassina), lampade (Artemide e Fontana Arte) oggetti per la tavola (un servizio di posate per Alessi). Con la serie di ceramiche Tonale disegnate per Alessi ha ricevuto il Compasso d’Oro nel 2011.


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