L’odio e la paura del Profondo Nord
E neppure di punirli con le loro mani. Come era già successo altre volte, in altre città , bastava punire tutti gli abitanti del campo per il solo fatto di essere zingari, di esistere e di essere lì. La violenza dei cosiddetti civili, per bene, non è resa più grave dal fatto che ciò che la ha motivata, lo stupro di una ragazza, si è poi rivelato insussistente, una sventata bugia della ragazza che probabilmente ha tentato di nascondere così un comportamento che la sua famiglia avrebbe disapprovato. Sia la bugia, con la sua individuazione degli zingari come aggressori, che la facilità con cui è stata accolta da tutti, segnalano piuttosto quanto fragile, a rischio, sia l’essere rom, il colpevole per antonomasia di ogni nefandezza nell’immaginario collettivo. Disagi effettivi provocati dalla presenza di un campo nomadi non si distinguono più da difficoltà che hanno altre cause. I nomadi e i loro campi divengono la causa di ogni malessere e malfunzionamento. E su di loro si possono gettare facilmente le responsabilità anche di propri comportamenti, in un crescendo in cui si perde il senso della realtà , ma anche della decenza e del vivere civile. Ma anche se fosse stato vero che due giovani rom avevano stuprato la ragazza, nulla avrebbe giustificato l’aggressione al campo nomadi. Non solo perché in un paese civile non ci si fa giustizia da sé, ma perché un gruppo non può mai essere considerato colpevole dei comportamenti un suo singolo membro. Questa identificazione nasconde una reificazione del gruppo come altro e nemico da distruggere. È l’atteggiamento che ha reso possibili i pogrom contro gli ebrei un tempo non lontano, i linciaggi e gli incendi contro i neri nel Sud degli Stati Uniti, e la tuttora attuale emarginazione e rifiuto degli zingari in Europa. Senza sottovalutare i problemi di una difficile integrazione di alcune, anche se non tutte, popolazioni zingare (soprattutto in un’area del Paese più ricca ma impaurita com’è il profondo Nord), verrebbe da dire che sono soprattutto loro a doversi proteggere da una parte di noi, cosiddetti civilizzati e per bene.
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