L’Italia della crisi scrive al Colle e Napolitano prepara il messaggio: tagli necessari ma si può ripartire

by Editore | 28 Dicembre 2011 8:03

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ROMA – Al testo, che leggerà  in diretta tv la sera dell’ultimo dell’anno, sta ancora lavorando. Ma la traccia, la scaletta di uno dei più difficili discorsi dei suoi anni al Colle, il presidente Napolitano l’ha ricavata anche dal fiume di lettere che si sono riversate in questi ultimi giorni al Quirinale (ben oltre le “solite” duemila a settimana). Una corrispondenza che il capo dello Stato ha voluto sul suo tavolo di lavoro, nello studio alla Palazzina, e che lo ha molto colpito. Lettere, messaggi, proposte e proteste degli italiani “comuni” sotto i colpi della crisi che morde, come un grande sos del paese rivolto al “grande timoniere” del Colle. E proprio a loro si rivolgerà  Napolitano nei diciotto minuti del suo discorso del 31 dicembre, l’altra faccia del messaggio tutto indirizzato invece ai vertici istituzionali di dieci giorni fa. Con una “mission” sopra ogni altra: spiegare agli italiani che questi grandi sacrifici non saranno inutili. Rassicurare il paese che dopo i tagli e le tasse, il rigore necessario per non affondare, voltare pagina è possibile. Prospettare, e senza sovrapporsi al governo nel merito dei provvedimenti, che al Monti della manovra può seguire il Monti della ripresa. Senza facili ottimismi, «la strada rimane lunga e in salita», il capo dello Stato non nasconde affatto che i conti pubblici «restano da risanare e stabilizzare», ma con uno grande sforzo collettivo, «una grande mobilitazione morale, civile e morale» (evocata anche davanti ai vertici dello Stato) l’Italia può farcela. L’inquilino del Colle alcuni segnali li vede. 
Il governo di impegno nazionale sul piano politico e la seria consapevolezza degli italiani sulla difficoltà  del momento. Nonostante i dubbi, le fatiche, i costi duri pagati in termini di posti di lavoro e di reddito. A quest’Italia in grande sofferenza parlerà  il capo dello Stato per lanciare un segnale di ragionata speranza, e sarà  indirettamente anche un richiamo ai sindacati in guerra col governo sulla manovra «iniqua» e una risposta ai dubbi che serpeggiano fra gli economisti su una manovra troppo recessiva e che non produce effetti su spread e Borsa. La «triade» da perseguire per l’inquilino del Colle è sempre il mix composto da «rigore, equità  e sviluppo». E, in maniera ancora più acuta rispetto al discorso del Capodanno scorso, le sue preoccupazioni più forti sono per «i non garantiti», i giovani senza occupazione e con scarse prospettive e le donne sempre ai margini del mercato del lavoro. Ma l’Europa insisterà  il capo dello Stato (che sul tema sta consultando molti testi e relazioni) non c’entra con i guai italiani. Anzi, solo in una prospettiva sovrannazionale il nostro paese può uscire dal tunnel imboccato per aver troppo a lungo fatto finta di niente. Aspettando poi a fine messaggio, come faceva da premier, l’abituale telefonata di congratulazioni di Berlusconi. Il primo termometro per misurare il livello di malumore 2012 del Pdl nei confronti di Monti.

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