L’incubo pandemia che spaventa i governi e ingrassa Big Pharma

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Migrato dagli uccelli ai maiali, dai maiali ai furetti, dai furetti all’animale più micidiale della Terra, l’uomo, il nuovo super Frankenvirus creato in laboratorio colpisce il governo americano che cerca di rinchiuderlo nel silenzio per non terrorizzare il mondo. L’ultima versione turbo del caro, odioso, vecchio H5N1, creato in Olanda e negli Usa ha terrorizzato lo “Nsabb”, il braccio della scienza ufficiale dall’atroce acronimo, addetto alle bioricerche con l’occhio alle possibilità  del bioterrorismo, che ha chiesto – non potendo imporlo – che gli studi e il libretto di istruzioni su come produrlo non siano pubblicati. Una censura che, almeno su questa scala, è senza precedenti in tempo di pace e che i direttori dei periodici in causa sembrano disposti, molto di contraggenio, ad accettare. Ma questo, ci avvertono dalla National Academy of Science, è un passo senza precedenti perché la microscopica creaturina distillata contemporaneamente all’Università  del Wisconsin e al Centro Medico Erasmus di Rotterdam è il virus della fine del mondo.
Qualcosa che soltanto registi di cinema con troppi soldi avevano raccontato in horror fantascientifici come il “Contagion” di Steven Sonderberg con Matt Damon. Se non proprio la fine del mondo, promette almeno la fine di mezzo mondo abbondante, perché la rispettabile rivista Science ha avvertito che «la sua diffusione, se uscisse dai laboratori, potrebbe cambiare la storia del mondo» uccidendo il 60% degli esseri umani. Il dottor Anthony Fauci, dall’Istituto Nazionale della Salute, ha approvato la scelta della censura. «Non riesco a immaginare un agente patogeno più pericoloso di questo e che cosa potrebbe accadere se in mani sbagliate».
Il dubbio, ben oltre la costante angoscia per un possibile attacco con armi biologiche ribollenti, è che le autorità  temano soprattutto la pandemia da panico da titoli e telegiornali, con le conseguenti pressioni popolari sui governi perché «facciano qualcosa», cioè sprechino fortune come fu per la “suina”. Il sistema immunitario dello scetticismo globale è ormai da anni fiaccato da esplosioni di catastrofismi, da abili piazzisti di apocalisse che, fra religione e pseudoscienza, fra finanza e politica, diffondono scenari da notti in bianco. Senza mai essere poi chiamati a rispondere delle loro profezie quando l’umanità  si sveglia ancora viva al mattino, dopo la notte agitata.
Che cosa renda tanto spaventoso questo virus è la mutazione che i rispettabili dottor Frankenstein nel Wisconsin e in Olanda sono riusciti a provocare. Il restyling dell’H5N1, che, ostinatamente e saggiamente dal suo punto di vista, resisteva alla trasmissione verso il molto più ostile organismo umano – da cui il numero limitatissimo di casi, seicento con trecento cinquanta morti nel 2010 – lo ha reso aereotrasportabile. Si può dunque trasmettere facilmente per via aeree, con i classici starnuti, colpi di tosse, alito.
Che cosa abbia spinto a provocare il superamento della barriera animale-uomo che al virus non interessava affatto può apparire oscuro a noi potenziali ospiti del mostriciattolo e vittime. E far sospettare che anche questa sia un’impresa assimilabile alla famosa risposta che Sir Edmund Hillary diede quando gli chiesero perché avesse scalato l’Everest: «Perché era lì». A noi umani, viene il pensiero empio che parte della ricerca faccia cose perché le può fare, chiedendosi soltanto dopo a che cosa servano i risultati, se non a ingrassare i bilanci di Big Pharma, della grandi case farmaceutiche, vendendo tonnellate di medicinali destinati ai cassetti.
Il confine fra lo “stunt”, l’acrobazia scientifica, e il progresso appare, ai non iniziati, sempre più labile. La risposta ufficiale data dal dottor Ron Fouchier e agli americani del virologo Yoshiro Kawaoka è la prevenzione di una pandemia catastrofica capace di far arrossire la timida Spagnola, che si limitò a fare circa 100 milioni di vittime. Con il 60% di mortalità , le vittime potrebbero essere, questa volta, più di 4 miliardi e cambiare il corso della storia. Melius prevenire. Conoscere il possibile nemico per batterlo.
Ma sembra esserci un paradosso, in questa ultima «paura del giorno». Il timore che questo organismo patogeno possa trasferirsi facilmente ha prodotto proprio quell’organismo patogeno che si temeva. Prima, in natura non c’era. Oggi, esiste. Prima con tecniche di manipolazione genetica e poi affidandosi alla “virtus” evolutiva della natura, hanno infettato i furetti, che hanno la risposta più simile a quella degli uomini, per generazioni, fino a quando hanno ottenuto la trasmissione per via aerea, come i normali “rinovirus” dei raffreddori o l’influenza stagionale.
Se il meccanismo è così relativamente semplice (ma non lo è affatto, protestano i ricercatori), se basta una strage di comunissimi furetti per arrivare al Frankenvirus, tutti gli allarmi antiterrorismo sono squillati. Quando Fouchier l’olandese e Kawaoka l’americano hanno sottoposto la loro road map, la guida stradale alla nuova versione del vecchio virus aviario – che già  nella comunità  specialistica era nota – alle pubblicazioni di massa come Science e Science and Nature, acquistabili ovunque nel mondo e consultabili in Rete, i censori della scienza sono intervenuti per chiedere – non potendo imporre – di lasciar perdere. Per ora, e sarà  opportuno ripeterlo, non esiste nessuna ipotesi di pandemia (parola diffusa e banalizzata dai media) da influenza del furetto e il Frankenvirus resta chiuso nei bio-caveau olandesi e americani. Non è neppure una nuova bolla speculativa per angosce familiari, non una Sars, un altro Ebola, una imminente febbre gialla, un altro Hiv (che invece continua davvero, ormai nel silenzio, a fare il proprio pessimo lavoro) un calendario Maya, un asteroide gigante che ci condannerà  alla fine dei dinosauri, un attacco dei rapanelli killer all’E-Coli, una mucca demente (che in Italia fece, disgraziatamente per lei, una sola vittima) e certamente non la autentica, grande paura della poliomielite. Non moriremo di H5N1 mutante e comunque ci sarà  presto un vaccino. In attesa di quello, invece ancora molto lontano, che ci vaccinerà  contro le pandemie della paura.


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