L’avvertimento del Professore ai partiti: “Situazione grave, ne usciamo solo se uniti”

by Editore | 24 Dicembre 2011 9:00

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ROMA – Se si esce dalla crisi, «ne usciamo tutti insieme». Ma se non avverrà , si affonda tutti, partiti compresi. Anche perché la fine del tunnel ancora non si vede. Il presidente del Consiglio che conclude con Alfano, Casini e Rutelli – in separata sede, tanto per cambiare – il giro di consultazioni prima dello stop natalizio, chiama a raccolta ancora una volta l’ampia maggioranza parlamentare, chiede ulteriore sostegno ma non nasconde la preoccupazione per un quadro che resta assai critico. 
Un Natale a tinte fosche, il Prof non lo nasconde ai leader di Pdl e Terzo polo. E non è solo lo spread tornato a quota 500 a gettare un’ombra. Più dei rendimenti dei titoli che hanno superato il 7 per cento, è la previsione sull’entità  della recessione nel prossimo trimestre il dato cerchiato in rosso sulla scrivania del premier. È il vero cruccio di queste ore, come confidano i big che lo hanno incontrato prima e dopo il lungo cdm che ha dato il via al decreto “Milleproroghe”. Della complessità  della situazione – nonostante la manovra appena approvata – Monti ha parlato anche con il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ricevuto pure lui in giornata. Occorre fare in fretta, si sono detti entrambi. Dopo i tagli, le misure per lo sviluppo per far fronte alla recessione. Il presidente del Consiglio è stato schietto col segretario Pdl e poi con Casini: «I provvedimenti per rilanciare la crescita dovranno essere efficaci e incisivi, diversamente non rilanciamo un bel nulla». E chi ha responsabilità  politiche dovrà  «ancora una volta assumersi la responsabilità  di conciliare il raccordo parlamentare con l’efficacia delle misure». Come dire, confronto preventivo, d’accordo, ma poi rapido percorso parlamentare, come è avvenuto con la manovra. 
Gli step sono già  segnati. Liberalizzazioni, prima, interventi sul mercato del lavoro, a seguire. «Siamo d’accordo, a patto di non apprendere dai giornali l’entità  degli interventi» avrebbe sottolineato, Alfano, non senza disappunto. Detto questo, nonostante i distinguo e gli affondi (anche ieri) degli ex An – La Russa in testa – il segretario Pdl con Cicchitto e Gasparri hanno garantito a Monti pieno sostegno, in casa ma anche fuori: per la campagna che l’Italia dovrà  portare avanti a Bruxelles per contenere il direttorio Merkel-Sarkozy. Con un’appendice polemica tutta interna, però. «Suggerirei maggiore cautela ad alcuni dei suoi ministri – si è sbilanciato Alfano – che mi sembra stiano interpretando in chiave un po’ troppo politica il loro mandato». Chi sono gli «indiziati»? Fornero, Passera e Riccardi, stando all’interpretazione autentica fornita dopo il vertice dai dirigenti pidiellini. Tutt’altra storia nel faccia a faccia pomeridiano con Casini. Dal leader Udc, il sostegno invece è pieno, accompagnato dall’invito a passare presto alla «fase due». Il Consiglio dei ministri è stato lungo e complesso, non senza qualche scintilla. Come quella accesa tra il ministro degli Esteri, Terzi, e dell’Integrazione, Riccardi, quando si è discusso del rifinanziamento delle missioni all’estero e della cooperazione in quei paesi. Il capo della Farnesina avrebbe preferito gestire da solo la competenza. L’ha spuntata Riccardi, chiamato a collaborare sul capitolo cooperazione. 
Per tutti loro, vacanze quasi azzerate. Ai ministri Monti chiede di ripresentarsi il 28 per un nuovo Consiglio. All’ordine del giorno, in teoria, solo decreti di carattere amministrativo. Ma al premier non dispiacerebbe presentarsi con una «sorpresa» per gli italiani segnati dalla manovra, una misura di alleggerimento sul fisco alla quale – raccontano – i tecnici di via XX Settembre sarebbero già  al lavoro.

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