L’anno nero di Piazza Affari, crollo del 25%

by Editore | 29 Dicembre 2011 3:19

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MILANO – Piazza Affari si appresta a chiudere l’anno 2011 con la peggiore performance tra i principali mercati azionari del mondo intero, che equivale a uno dei più drammatici ribassi dell’ultimo decennio. Da gennaio a ieri l’indice Ftse Mib che raggruppa le maggiori 40 società  italiane è crollato del 26%, un calo che peraltro si somma alla negativa performance del 2010 (-13%). 
Milano ha dovuto fare i conti con due questioni molto più grandi di lei, ma che hanno minato l’andamento del suo listino. La prima è quella che ha colpito il sistema finanziario mondiale, e in particolare l’Europa che ha visto crollare le quotazioni – e salire i rendimenti – del debito dei paesi periferici, di cui le banche sono le prime investitrici. La seconda invece ha bersagliato l’Italia in particolare: la sua economia, la credibilità  delle sue istituzioni e la capacità  del paese di ripagare il proprio debito che ha generato molto scetticismo di fronte alla comunità  finanziaria internazionale.
Non è un caso quindi che Unicredit (-55%) sia stata l’azione più scambiata del 2011, sia in termini di controvalore (132,7 miliardi di euro in un anno) sia come numero di contratti (7,3 milioni di pezzi sono passati di mano). E questa è la spia sia dell’importanza del settore finanziario per Piazza Affari (rappresentava oltre la metà  dell’indice principale), sia dell’interesse riscosso dalla maggiore banca tricolore a livello internazionale. L’istituto di Piazza Cordusio, quello che più di tutti ha fatto acquisizioni espandendosi in Germania, Turchia e nell’Est Europa, capitalizza ormai quasi la metà  della maggiore banca italiana, Intesa Sanpaolo (-30%), che comunque non è stata risparmiata dalla crisi e dal crollo delle obbligazioni sovrane. 
Solo cinque delle 40 principali società  italiane hanno registrato una performance positiva: si tratta di Lottomatica (+22%), Impregilo (+9,1%), Campari (+8,3%) Pirelli (+4,2%) ed Enel Green Power (+2,1%). Le società  che sono uscite indenni dalla crisi appartengono infatti a quei settori che non sono legati al ciclo economico (i giochi e le bevande), oppure che hanno saputo difendersi (Pirelli, Impregilo, Egp) diversificando all’estero. Le aziende del lusso e del Made in Italy, hanno poi registrato performance migliori rispetto al mercato e non è un caso che l’unica matricola di rilievo del 2011, Ferragamo, faccia parte proprio di questo settore che resta un’eccellenza nostrana: Luxottica (-6,5%) e Tod’s (-13,9%) hanno infatti perso meno della metà  del loro indice di riferimento.
Resta negativo il saldo tra chi si è quotato sul mercato e chi invece ha deciso di abbandonarlo: 14 società  sono state ritirate dal listino, mentre 10 nuove debuttanti si sono affacciate sul mercato. Va detto che, tra le matricole, solo una fa parte del listino principale e così il numero di aziende quotate nel 2011 è sceso a 268 (erano 272 nel 2010). Tuttavia il successo del collocamento di Ferragamo (+13% dal debutto di giugno) è stato tale che il gruppo in soli sei mesi ha scalato le classifiche riuscendo a essere ammesso nell’indice delle 40 blue chip di Piazza Affari.
Tornando a fare un bilancio del mercato italiano in generale, se è vero che il valore dei contratti scambiati è di poco inferiore rispetto all’anno precedente (706 miliardi, contro 746 del 2010) e la liquidità  resta alta (2,8 miliardi di controvalore scambiati in media ogni giorno), è altresì vero che la capitalizzazione delle aziende quotate è diminuita di oltre un quinto scivolando a 333,3 miliardi (erano 429,9 nel 2010). Tale somma è adesso pari al 20,7% del Prodotto interno lordo, un livello davvero minimo per i paesi industrializzati, e se si pensa che dieci anni fa la capitalizzazione di Piazza Affari rappresentava circa la metà  dell’economia italiana.
Nell’anno nero del listino azionario, i volumi sul mercato obbligazionario (il Mot) hanno registrato una crescita a due cifre. Il Mot ha aggiornato il nuovo massimo per numero di contratti scambiati (4,6 milioni, +18,9% sul 2010), per un controvalore di 200 miliardi di euro. In occasione del Btp day dello scorso 28 novembre, il Mot ha poi stabilito il record assoluto di scambi per una singola seduta, con 86.405 contratti e un controvalore di oltre 2,7 miliardi di euro. Bene anche gli strumenti quotati in Etf Plus (saliti a 570, con 111 Etf e 17 Etc) per un totale di 128 nuovi strumenti e una massa gestita di 16,98 miliardi per gli Etf, e di 2,03 miliardi per gli Etc.

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