L’accusa di Gorbaciov a Putin “Elezioni truccate, vanno rifatte”

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«Al punto in cui siamo c’è un’unica soluzione, che è anche il mio consiglio: annullare le elezioni e indire nuove consultazioni». Due giorni dopo il voto più contestato dell’era di Putin, Mikhail Gorbaciov dà  voce al disagio dei russi e ci spiega perché il Cremlino, obtorto collo, deve fare un passo indietro. «È un’onda che cresce. Sempre più persone nel Paese non credono ai risultati elettorali. Non prestare attenzione all’opinione pubblica discredita il potere. E destabilizza la società . Il governo deve riconoscere che ci sono stati falsificazioni e brogli massicci. Dunque i risultati non riflettono la volontà  degli elettori».
Mikhail Sergheevic, non è certo la prima volta che accade in Russia. Perché in questo caso la reazione è stata così violenta?
«Sì, certo, come diceva Stalin, quando si vota, l’importante è contare. Ma il mondo è cambiato, e anche la Russia. I giornali scrivono, la gente parla. Sono usciti articoli, ci sono state trasmissioni radio. Faccio un solo esempio: è stato annunciato che la Commissione elettorale renderà  pubblici i risultati definitivi del voto sabato prossimo, il 10 dicembre, sebbene ci sia tempo fino al 19. Vuol dire che hanno fretta. Ma dopo l’esplosione di sconcerto, di critiche e di proteste durante la dimostrazione che si tenuta ieri ai Cistje Prudy, così numerosa come non si vedeva da tanto tempo, è divenuto evidente che cresce il dissenso per i metodi utilizzati nel conteggio, a favore di Russia Unita. Si è fatta strada la convinzione, e questo dicono i dimostranti, che il partito di Putin non sia andato oltre al 25 per cento, altro che 50. È una cosa molto seria».
Lei crede che abbiano ragione?
«Io credo che sia la verità . Guardate Mosca. Gli exit poll dell’Istituto di studi sociali e i collaboratori della commissione elettorale dicono che Russia Unita ha raccolto meno del 28 per cento, superando i comunisti appena del 3-5 per cento. Russia Giusta e Jabloko, avrebbero ottenuto il 17 e il 15, rispettivamente. I dati vengono da un giornale serio e credibile come Vedomosti. Sono riusciti a mettere le mani sui registri dello spoglio in due quartieri popolari di Mosca: nel primo Russia Unita ha avuto il 24,65 per cento; nel secondo, poco più del 31. Perfino nel seggio Gagarin dove ha voltato Putin, Russia Unita ha preso appena il 23,7, meno del partito comunista che ha avuto più del 26 per cento. E tuttavia il presidente della Commissione elettorale di Mosca, Gorbunov, ha dichiarato ai giornalisti che, ultimato lo spoglio del 97 per cento dei seggi, Russia Unita si attesta sul 46,5 per cento. Lo stesso è accaduto a Pietroburgo. Di conseguenza, tutti gli altri partiti risultano abbassati. I dati elettorali sono stati cuciti sullo schema desiderato. È un’indecenza».
Lei ha detto che il Cremlino è arrivato sulla linea rossa.
«Si, è giunto su quella frontiera che non va mai varcata».
Teme che questa situazione possa spingere il Paese alla rivolta?
«Il momento è grave. Perfino un politico serio come Ghennadij Gudkov, che ha lavorato a lungo negli organi di Sicurezza, ha detto: “Non ho mai visto elezioni così sporche”. Ma lo scontro non va radicalizzato, gli animi non vanno infuocati. Al contrario, sono convinto che la scelta giusta, assolutamente necessaria, sia che il presidente e il primo ministro prendano l’iniziativa per mantenere tutto dentro il processo democratico. Abbiamo di fronte difficili decisioni da prendere, grandi e inevitabili cambiamenti, e non lo si può fare senza o contro i cittadini. Un inganno come quello di oggi distrugge la fiducia nel governo. Dunque io penso che sia necessario annullare questo voto e indire una nuova consultazione».
Putin non sembra però incamminarsi per questa strada: proprio oggi ha ringraziato per la vittoria, ha detto che farà  un rimpasto di governo, e prenderà  misure per la lotta alla corruzione.
«Questa è la mia opinione. E il mio consiglio».
Intanto Mosca è piena di polizia e di soldati.
«È così. Vuol dire che non sono poi così tranquilli come vorrebbero darci ad intendere».


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