La strategia di Draghi per non fermare il credito

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ROMA — Gli occhi restano puntati sulla riapertura dei mercati domani. Il vertice europeo e la riunione della Bce, con le sue importanti decisioni sulla liquidità  bancaria, non hanno infatti sciolto le incognite sul futuro dell’euro che pesano sulle decisioni degli investitori. E che toccano in primo luogo l’Italia che, forte della severissima manovra varata dal governo di Mario Monti, già  domani si dovrà  presentare sui mercati con un’asta di Bot annuali per 7 miliardi di euro e due giorni dopo con i Btp biennali per 2-3 miliardi. Senza contare i circa 160 miliardi che dovrà  collocare nei primi quattro mesi dell’anno. Ieri il Financial Times vagheggiava nuovi attacchi al debito sovrano dei Paesi periferici prima di Natale alla luce dei possibili verdetti di Standard & Poor’s che ha messo sotto osservazione in pratica tutta l’Europa e il suo sistema bancario, mentre dall’Eba, l’autorità  di vigilanza bancaria europea, è arrivata la conferma che le banche tedesche si sono praticamente disfatte dei titoli italiani (la Deutsche Bank sarebbe passata da 5,3 miliardi di un anno fa a 834 milioni) mentre le grandi banche italiane, Unicredit e Intesa Sanpaolo, avrebbero raddoppiato la protezione assicurativa dei titoli in portafoglio. Mantenendoli però tutti. L’interrogativo è se potranno continuare a comprarli, magari in misura maggiore di prima per contrastare la caduta di appeal dei titoli italiani presso gli investitori istituzionali stranieri. Certo non sono nelle condizioni migliori per fare da paladini sul mercato, visto che a loro volta hanno problemi di raccolta per la difficoltà  a finanziarsi a costi non proibitivi e che devono, perlomeno 4 dei cinque gruppi maggiori, aumentare i propri mezzi patrimoniali proprio a causa della svalutazione dei titoli pubblici posseduti per la richiesta dell’Eba. Per alimentare la liquidità  delle banche la Bce ha messo però in campo mezzi illimitati abbassando anche il costo del denaro all’1% mentre all’interno si sono mossi il Tesoro e la Banca d’Italia. L’obiettivo primario di tali azioni è dare linfa al sistema del credito per trasferirla a imprese e famiglie ed evitare la strozzatura dei finanziamenti e la frenata dell’economia. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi, annunciando giovedì le decisioni prese dal Consiglio. E lo ha sottolineato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenendo in Parlamento. Ma se la liquidità  dovesse tornare a essere abbondante nel sistema, le banche, perché no, potrebbero anche decidere di essere più attive nel comprare Bot e Btp. Un terreno sul quale comunque la Bce proseguirà  il suo programma di acquisti. L’appuntamento decisivo per la liquidità  sono le aste a offerta illimitata a 3 anni, indette da Eurotower, la prima il 21 dicembre e la seconda in febbraio. Sarà  importante mettere in cascina il più possibile. Per farlo però sarà  necessario avere i collaterali, cioè i titoli di buona qualità , da portare a Francoforte in garanzia. Cioè i titoli di Stato, i covered bond (cioè le obbligazioni garantite dai rapporti sottostanti) e ora gli Abs, cioè le attività  cartolarizzate. La Banca d’Italia qualche tempo fa aveva calcolato in 100 miliardi il margine dei collaterali stanziabili dalle banche italiane. Ma nel frattempo i titoli di Stato, per esempio, si sono svalutati e non sono distribuiti ugualmente tra gli istituti. Nella manovra del governo è stata però introdotta l’importante garanzia dello Stato (che ha cominciato anche a fare aste overnight senza necessità  di garanzie utilizzando i depositi in Banca d’Italia) sulle obbligazioni bancarie, che diventano così collaterali, e la Bce ha da una parte liberato metà  delle risorse bloccate come riserva obbligatoria e dall’altra ha consentito alla Banca d’Italia, come a tutte le altre banche centrali, di accettare come collaterali, assumendosi in proprio il rischio, titoli di più bassa qualità , come per esempio i mutui. Gli esperti di Palazzo Koch si sono messi subito al lavoro per valutare la possibilità  e raccogliere il segnale dato dalla Bce, in fretta, magari in tempo per il 21 dicembre.


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