La rabbia del ministro e l’incontro segreto con il leader della Fiom
ROMA — Adesso bisogna bonificare il terreno dalle mine che potrebbero far esplodere lo scontro sociale. Per questo il presidente del Consiglio, Mario Monti, punta con ottimismo a riportare al centro del dibattito politico la fase due: i provvedimenti per la crescita, per far dimenticare la stangata da 34,8 miliardi. La riforma delle pensioni ormai è fatta e l’opposizione dei sindacati era stata messa nel conto. Quanto alla riforma del mercato del lavoro prospettata dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nell’intervista al Corriere dell’altro ieri, era stato lo stesso Monti a metterla nel suo programma di governo. È successo però che anche solo accennare a eventuali modifiche dell’articolo 18 ha provocato reazioni così dure, come quella del leader della Cgil Susanna Camusso nell’intervista di ieri sempre sul Corriere, che certamente hanno sorpreso il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, e hanno fatto riflettere il governo sull’opportunità di aprire una tregua con i sindacati. Non a caso i messaggi che arrivano ora da Palazzo Chigi sono che i prossimi provvedimenti verranno presi non prima di gennaio e mireranno appunto alla crescita, mentre sul mercato del lavoro, dove per il momento il premier lascia il campo alla Fornero, ci sarà «dialogo» con le parti sociali.
Anche il Pd, certamente non insensibile alle posizioni della Cgil, sembra voler gettare acqua sul fuoco. L’intervista della Camusso non è piaciuta agli ex margheritini. Il vicesegretario, Enrico Letta, dice che il leader della Cgil «ha usato parole sopra le righe», anche se aggiunge che «Fornero avrebbe fatto bene ad aspettare un po’ prima di parlare di mercato del lavoro visto che la manovra deve ancora completare il suo iter parlamentare». Adesso, conclude Letta, «bisogna raffreddare il clima e riportare il dibattito a una discussione più ordinata, perché la maggioranza ha già perso 150 voti sulla manovra e non ne possiamo perdere altri 150 al prossimo giro».
Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro del governo Prodi, compagno di classe della Fornero alle scuole superiori, e con una lunga militanza in comune con Camusso nella Fiom e nella Cgil, media anche lui: «Pur non condividendo molte delle idee del ministro, non credo come ha detto Camusso, che Fornero lavori al servizio delle assicurazioni private». Ma questa è solo una delle tante frecciate che la sindacalista ha lanciato al ministro, accusato di «supponenza», «intervento brutale» sulle pensioni, «aggressione nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici».
«Contro di me — ha replicato Fornero — un linguaggio di un brutto passato». Parole, quelle della Camusso, che hanno lasciato di sasso l’economista torinese, fino a ieri certamente non abituata all’asprezza della lotta politica. Il ministro però, oltre a manifestare la sua irritazione e preoccupazione, ha voluto ribadire la sua volontà di dialogo. Ed è comprensibile il suo disappunto considerando, per esempio, che la stessa Fornero ha concordato nei giorni scorsi un incontro con il leader della Fiom, Maurizio Landini, che forse si è tenuto proprio ieri sera, anche se i protagonisti non confermano. Un incontro per conoscere il più duro dei leader sindacali, protagonista dello scontro con la Fiat, granitico nelle sue convinzioni e poco disposto alle mezze misure. Un Landini che è difficile immaginare nei panni del mediatore anche nel giorno in cui Camusso sembra scavalcarlo a sinistra. Eppoi, il segretario della Fiom non è certamente un diplomatico né tantomeno un ipocrita. Per lui la riforma delle pensioni è inaccettabile e l’articolo 18 non va toccato. Punto.
Più facile quindi immaginare che Landini sia andato subito al sodo, ribadendo la linea della sua organizzazione e rivendicando la libertà di contrastare le decisioni della Fiat senza per questo essere privata del diritto alla rappresentanza sindacale in azienda, come prevede invece il contratto siglato di recente tra il gruppo guidato da Sergio Marchionne e i sindacati (non la Fiom, ovviamente) sul modello degli accordi per gli stabilimenti di Pomigliano e Mirafiori. Fornero, torinese, ha promesso fin dall’inizio che seguirà con attenzione la vicenda Fiat.
Anche questa ad alta tensione. Ecco perché ieri il ministro era particolarmente dispiaciuto per i toni usati da Camusso contro di lei: «Così si soffia sul fuoco, mentre io sono sempre stata e sono aperta al dialogo». Forse c’è pure che, da donna a donna, una cosa così non se l’aspettava. Ma è la politica, questa politica, anche per un governo di tecnici.
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