by Editore | 17 Dicembre 2011 9:35
Così come, a Milano, erano stati dei «balordi» a sprangare a morte Abba, al grido «negro di merda», o ad ammazzare l’antifascista Davide Cesare, detto Dax. D’altronde, pure il neonazista norvegese, Breivik, che massacrò 77 persone, è stato definito «incapace di intendere e volere» da una recente perizia psichiatrica.
Insomma, preoccupiamoci, ma non troppo. In fondo, è roba da cronaca nera e noi non c’entriamo e nemmeno la politica. Una tesi molto comoda e rassicurante, ma soprattutto terribilmente miope e deviante, poiché è un po’ come voler spiegare l’Olocausto con la follia di Hitler, rimuovendo en passant il consenso di massa che portò il nazionalsocialismo al potere in un quadro ancora democratico.
Cioè, il punto non è sapere se il Casseri di turno è un po’ squilibrato, cosa peraltro molto probabile, bensì interrogarsi su quegli ambienti culturali e politici che favoriscono, stimolano e finanche legittimano il prodursi di atti violenti di stampo razzista e neofascista.
In questo senso, bisogna proprio tapparsi occhi ed orecchie per non accorgersi che vi è ormai, in tutta Europa, un clima propizio per il diffondersi della xenofobia e per la rilegittimazione su ampia scala dell’estremismo di destra. Un clima, beninteso, non piovuto dal cielo, ma in larga parte provocato dalle scelte e dalle azioni degli attori politici.
Particolarmente grave è la situazione in Italia, dove il berlusconismo ha abbattuto deliberatamente ogni confine e distinguo sul lato destro, inglobando non soltanto gli ex-missini, ma persino il neofascismo più bieco, e legittimando ai massimi livelli istituzionali la propaganda xenofoba della Lega.
Non c’è da meravigliarsi, dunque, che si sia arrivati al punto che i gruppi militanti della galassia neofascista e neonazista abbiano potuto godere di sostanziose complicità da parte di molte istituzioni locali. A Roma, il sindaco Alemanno ha addirittura comprato, con denaro pubblico, la sede a Casa Pound, l’organizzazione neofascista in cui militava Gianluca Casseri. A Milano, dove il quasi ventennale dominio della destra è terminato soltanto la primavera scorsa, se ne sono viste di tutti i colori. Dalla facilitazione di spazi pubblici fino al rifiuto del sindaco di prendere posizione contro un’adunata di neonazisti in pieno centro, passando per il revisionismo militante di molti consigli di zona. E, per stare in tema, ricordiamo altresì il sostegno di Casa Pound Milano alla campagna elettorale dell’attuale assessore regionale alla Cultura, Massimo Buscemi, poi ricompensata con il patrocinio regionale alle iniziative dei neofascisti.
Ma il problema non è solo a destra, perché troppe volte anche esponenti del centrosinistra hanno finito per favorire lo sdoganamento dei neofascisti, magari partecipando incredibilmente a confronti pubblici con i capi di Casa Pound, perché anche loro «sono ragazzi».
Insomma, se vogliamo essere seri ed onorare davvero la memoria di Mor e Samb e di tutte le vittime della violenza razzista e fascista, allora non possiamo accettare che si continui a blaterare di folli e di balordi, perché qui l’unica follia sarebbe persistere nella tolleranza nei confronti delle tesi e dei centri di reclutamento dei razzisti e dei fascisti. Specie adesso, con la crisi che devasta le esistenze. È ora, quindi, di rialzare quello steccato democratico che si chiama «antifascismo» e questo significa, anzitutto, impegnarsi perché gli spazi dei gruppi nazifascisti, a partire da quelli di Casa Pound, vadano chiusi e che si rompa ogni complicità istituzionale. A Firenze, a Milano, a Roma, ovunque.
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