La Corea del Nord chiusa agli stranieri anche per i funerali

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PECHINO — Solo pochi giorni fa sembrava l’ennesimo confronto in una sfida di propaganda dalle fiammate periodiche. Da parte sudcoreana si volevano addobbare come alberi di Natale, sormontati da una croce, tre torri di metallo a 3 km dal 38° Parallelo. Dall’altra la Nord Corea che minacciava rappresaglie contro «un atto di guerra psicologica». Morto Kim Jong-il, e sprofondata la Corea comunista nel lutto e in una transizione incerta, Seul ha ritenuto di non procedere. Un atto distensivo, come le condoglianze presentate al popolo fratello. Popolo che a Pyongyang viene mostrato inconsolabile. Il Caro Leader, che un infarto ha ucciso sabato a 69 anni, giace composto nel mausoleo di Kumsusan, dove già  è preservato il corpo del «presidente eterno» Kim Il-sung, imbalsamato nel ’94 da tecnici moscoviti. Impossibile, però, sapere ora se anche Kim «secondo» verrà  conservato così. È una procedura da centinaia di migliaia di dollari, forse troppo per un Paese impoverito. Teca di cristallo, guardie armate i vasi con i fiori di «kimjonghilia». L’erede designato, Kim Jong-un, ha fatto la sua comparsa, preceduto dall’investitura dei media di Stato: una «gran creatura del cielo», un «pilastro spirituale», un «faro di speranza». E Grande Successore, come anche si affretta a sancire la Cina: il ministro degli Esteri, Yang Jiechi, ha menzionato la «guida del Partito dei Lavoratori e del compagno Kim Jong-un». Pechino, i cui scambi con la Corea del Nord sono aumentati del 73,5% nei primi 10 mesi dell’anno (4,7 miliardi di dollari), sta esercitando tutta la sua influenza per scongiurare instabilità . Si consulta anche con Usa e Corea del Sud.
Se alle esequie del 28 e 29 prossimi non sarà  ammessa alcuna delegazione straniera, tuttavia ieri mattina il numero uno della nomenklatura cinese, Hu Jintao, ha reso omaggio a Kim Jong-il all’ambasciata nordcoreana, evento inusuale. Con lui, l’erede designato, Xi Jinping. E poi, come ha detto il ministero, se Kim Jong-un volesse visitare la Cina «al momento giusto», sarebbe il benvenuto. Il resto è sospensione e attesa. Sperano di rimettere piede a Pyongyang e dintorni gli ispettori della Aiea, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica: aspirazione forse irrealizzabile nel breve periodo. Anche perché la nuova reggenza rischia di essere ancora più opaca dell’era di Kim Jong-il. Statunitensi e sudcoreani hanno ammesso il fallimento dell’intelligence, incapace di sapere del decesso, notizia poi data dalla stessa Corea del Nord 48 ore dopo. Il ministro della Difesa di Seul avrebbe addirittura appreso l’evento dalla tv. Non andrà  meglio: come ha commentato con la Reuters Nicholas Eberstadt, dell’American Enterprise Institute, si ha a che fare con qualcosa «tipo la cremlinologia negli anni più oscuri di Stalin. Ma 10 volte peggio…».


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