La Cina e la Russia pregano per l’euro
Formalmente, la Cina ha riaffermato il suo giudizio positivo sulle misure anti-crisi prese la scorsa settimana dal vertice dell’Ue di Bruxelles, ma resta forte la sua preoccupazione per il rallentamento della crescita, causato dalla diminuzione delle esportazioni sui mercati stagnanti di Europa e Stati Uniti. Fattore che potrebbe causare la temuta «instabilità sociale», vale a dire la messa in discussione del monopolio del Partito Comunista Cinese sulla vita politica del paese. Pechino, ha sottolineato il portavoce del ministero degli esteri Liu Weimin, »accoglie con favore« le decisioni di procedere al rafforzamento delle regole per il rispetto della disciplina fiscale e dei meccanismi di sicurezza finanziaria della zona dell’euro: «Speriamo che le misure possano aiutare a calmare i mercati, rafforzarne la fiducia, impedire alla crisi di peggiorare, promuovere l’occupazione e la crescita e spingere verso una maggiore integrazione europea». Liu Weimin ha poi aggiunto che «essendo la più grande economia del mondo», la crescita «stabile e sana dell’Unione Europea e dell’Eurozona sarà cruciale per mantenere il ritmo della ripresa dell’ economia mondiale». «Abbiamo fiducia nell’Europa e nell’area dell’euro», ha sottolineato il portavoce (anche per farzi forza), che ha aggiunto che la Cina «continuerà » con vari mezzi ad «aiutare gli sforzi dell’Ue per superare la crisi del debito sovrano». Il portavoce cinese non ha fatto menzione della rottura che si è verificata tra la maggioranza dei membri dell’ Unione e la Gran Bretagna. Il pronunciamento è venuto in coincidenza con l’apertura a Pechino di una riunione dei massimi responsabili della politica e dell’ economia cinesi, tra cui il presidente Hu Jintao e il premier Wen Jiabao. Sempre ieri, anche Russia ha fatto sapere di «non aver ancora perso la sua fiducia nell’euro, almeno non per ora», ha detto l’ambasciatore russo presso la Ue, Vladimir Chizhov.
Related Articles
Arrestati i killer sospettati del delitto Belaid
Tunisia/JABALI NON GUIDERà€ IL GOVERNO TECNICO E NON FONDERà€ UN PARTITO Ennahdha si spacca sul nuovo premier
Cina e Russia contro le sanzioni a Pyongyang. Trump minaccia, Mattis frena
Corea del Nord. «Parlare non è la risposta», dice il presidente Usa. Ma il Pentagono insiste sul negoziato. E Kim non si ferma: i prossimi missili su Guam
La guerra dell’Est