Irap, bonus giovani e donne uno sconto di 10.600 euro
ROMA — Si raddoppia dall’anno prossimo il bonus ai fini Irap per i giovani sotto i 35 anni e per tutte le lavoratrici. L’agevolazione dal 2012 sull’imponibile si eleva a 10.600 euro all’anno per le imprese del Nord e a 15.200 per le regioni del Sud. Sull’Irpef più leggero verrà calcolata l’aliquota Irap del 3,9% che vale sia per i dipendenti già assunti sia per quelli che lo saranno ma solo nel caso di contratti a tempo indeterminato. Con una serie di esclusioni, per favorire le piccole e medie aziende, che vanno dalle imprese che lavorano in concessione, ai settori dei trasporti, dell’energia, delle telecomunicazioni, delle poste. Per il Sud (Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia) l’esclusione si allarga a banche e assicurazioni. Le risorse per finanziare questo forte stimolo economico per il mondo del lavoro, da quanto emerge dalle tabelle allegate alla relazione tecnica della manovra, ammontano a circa 1,6 miliardi per il 2012, a 3,5 miliardi nel 2013 e a 3 miliardi nel 2014.
Secondo i calcoli dei tecnici del Tesoro viene stimato che questa norma sia applicabile a una platea di circa 3,9 milioni di lavoratori dipendenti dei quali 2,8 donne e 1,1 uomini entro i 35 anni d’età .
Il raddoppio del bonus Irap ha sorpreso perfino Confindustria che, in un primo tempo, pensava fosse riservato ai nuovi assunti. Il direttore generale di viale Astronomia Giampaolo Galli ha ammesso che nella manovra di Mario Monti «ci sono misure fondamentali per fare crescita». Oltre alla misura di cui sopra figura anche «l’incentivo fiscale alla ricapitalizzazione delle imprese, la ricostituzione dell’Istituto per il commercio con l’estero (Ice) e il potenziamento del fondo di garanzia crediti» rifinanziato per 400 milioni.
Altro provvedimento cruciale per ridare ossigeno alle aziende più innovative riguarda l’agevolazione fiscale per aumentare la capitalizzazione. Si tratta del ritorno semplificato della vecchia Dit (Dual income tax) ora denominata Ace (Aiuto alla crescita economica) che consente una riduzione del carico fiscale del 3% per i primi tre anni di imposta sui redditi che derivano dal finanziamento con capitale di rischio. Una misura strategica per ridurre lo squilibrio del trattamento fiscale tra imprese che si finanziano ricorrendo all’indebitamento e quelle che preferiscono utilizzare risorse degli azionisti. È evidente che l’intenzione del legislatore è stata di favorire il rafforzamento patrimoniale delle imprese italiane che oggi si mostrano sui mercati troppo fragili e sottocapitalizzate. Le risorse destinate a questo provvedimento sono state stimate in un miliardo per l’anno fiscale 2011, 1,5 per il 2012 e 3 miliardi per il 2013.
Nell’articolo 3 si prevede anche di escludere dal patto di stabilità delle Regioni una cifra annua entro il miliardo di euro fino al 2014 relativa alle spese sostenute a titolo di cofinanziamento nazionale degli interventi realizzati con il contributo dei fondi strutturali europei. «Con questo provvedimento — ha spiegato ieri in commissione Bilancio il ministro per la Coesione nazionale Fabrizio Barca — si è cercato di intaccare un’altra delle criticità esistenti». «In questi giorni — ha detto ancora il ministro — stiamo trattando con le Regioni per convincerle a disamorarsi di alcune cose, se insistono ci saranno rischi per il Paese».
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