Intervista a Susanna Camusso «Tassi i ricchi e cerchi gli evasori. Così Monti sarà  più credibile»

by Editore | 30 Dicembre 2011 9:44

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Ha usato un tono rassicurante, per convincere gli italiani che le fatiche e le pene che dovranno affrontare non saranno inutili», risponde Susanna Camusso, in attesa di discutere, di approfondire, tanti temi che riguardano lei, il suo sindacato, i lavoratori, i pensionati, il mondo del lavoro e delle imprese. «Due ore e mezzo di conferenza stampa continua il segretario della Cgil ci hanno lasciato molti dubbi. È stato rassicurante, certo, il professor Monti, ad esempio quando ci ha spiegato il senso delle salite e risalite dello spread. O, soprattutto, quando ha insistito sulla continuità  dell’azione di governo, negando che vi siano fase uno e fase due: tutto assieme in coerenza per la rinascita e quando ha negato la necessità  di nuove manovre. Quando ha spiegato che il vento ci allontana dalla Grecia. Ma è stato anche evasivo, a proposito di molte questioni. Se vuole aiutare il Paese, metta sul piatto progetti chiari e disponibilità  a trattare. Chiuda con il passato di Berlusconi, che ha fatto del suo meglio ai danni del lavoro e delle pensioni e del welfare».
Segretario, tocchiamo i punti dolenti. A che proposito l’ha meno convinta il professor Monti?
«Ad esempio a proposito di lotta all’evasione fiscale, niente o quasi ha detto sul possibile accordo con la Svizzera sull’esempio inglese o tedesco, sui patrimoni da tassare, sull’asta delle frequenze televisive… Ci sono solo dossier allo studio. E sarebbe giusto studiare bene, se ci fosse anche la consapevolezza che c’è molto da fare e con urgenza, perché la condizione di rilancio e di riforme serie sta nella disponibilità  di risorse e le risorse si pescano lì, cominciando dalle tasse che tutti dovrebbero pagare. Monti ha pure spiegato che vuole riformare il welfare, rivendicando con orgoglio la qualità  del modello europeo, imitato persino da cinesi e americani. Ma per riformare il welfare occorrono mezzi. Altrimenti non si riforma: si taglia soltanto».
Un passo lo ha dedicato alle pensioni. Disposti a rivedere qualche cosa per quei lavoratori a metà  del guado, tra mobilità  presente e assegno che si allontana…
«Ho ascoltato solo una parziale ammissione sulla necessità  di provvedere qualcosa per chi si trova in quella drammatica condizione. Ma mi pare che questo governo consideri chiuso il capitolo, che non è chiuso invece per noi, non solo perché l’ingiustizia resta in piedi, l’ingiustizia che affligge chi si sentiva arrivato in fondo e si ritrova di colpo lontano dal traguardo, ma anche perché non si risolve così il problema del lavoro ai giovani. Questa riforma è un freno all’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. In compenso il governo ci ha comuni-
cato di voler discutere di mercato del lavoro. La materia è vasta e mi pare che la confusione sia anche maggiore. Ricordiamo ad esempio che un contratto unico esiste già  ed è quello per l’apprendistato, che si dovrà  cancellare qualcuna tra le altre forme di contratto, 45, che si dovrà  andare quindi ad una ricomposizione del mercato, ma che se ne dovrà  riparla-
re insieme con pensioni e ammortizzatori sociali. La riforma si può fare purché si sfoltisca la foresta dei contratti d’assunzione, si faccia pagare di più l’impiego flessibile, si tuteli meglio chi è disoccupato».
Il reddito minimo di garanzia non vi piace?
«Il reddito minimo di garanzia ha costi elevatissimi. La necessità  adesso è di garantire la cig e a chi ne ha diritto. La cassa integrazione dobbiamo difenderla, ma la cassa integrazione non protegge chi è già  alla porta, chi è vittima delle varie condizioni di precariato. Per questo, si dovrebbe immaginare un reddito di continuità , che accompagni da posto a posto. Tutto questo riguarda il presente, sapendo che ci attende un anno pesante, in cui ci sarà  ancora più bisogno di cassa integrazione».
Con la cig siamo da anni ai massimi storici, un miliardo di ore quest’anno. Ci stanno tutti a spiegare che la ripresa non è dietro l’angolo, che bisognerà  pazientare. Monti, in conferenza stampa, ha di nuovo tirato in ballo la riduzione del cuneo fiscale. Però mi pare che la riduzione lui la veda solo dalla parte delle imprese. E la riduzione delle tasse sul lavoro dipendente?
«Di questo non c’è traccia. Lo ripetiamo: se vuole operare per la ripresa, bisognerà  abbassare il peso delle tasse sul lavoro dipendente. Il carrello della spesa, ci dicono gli statistici, si è già  ridotto. Ci siamo infilati in una spirale paurosa: meno consumi, meno produzione, meno lavoro. Per interrompere la caduta,si dovrebbe tornare al discorso dei quattrini: tasse evase da recuperare, tasse da imporre sui grandi patrimoni, subito, dopo che tre anni di Berlusconi hanno colpito pensionati, lavoratori pubblici, lavoratori dipendenti. Vogliamo riequilibrare la bilancia dei sacrifici a vantaggio della maggioranza che finora ha pagato». Governo politico o tecnico? Perché tanta timidezza a proposito di caccia agli evasori, frequenze eccetera eccetera?
«Perché è un governo nelle mani dello stesso Parlamento che ha espresso la maggioranza di centrodestra. Capisco che sia difficile rompere, ma un segno di discontinuità  il governo Monti dovrebbe darlo». Ha un’opportunità , riaprendo, come s’annuncia, la trattativa con le parti sociali…
«Siamo pronti al confronto, purché non si risolva in una comunicazione con la fretta addosso e purché sul tavolo ci sia tutto, dalle pensioni in avanti. Che ci sia chiarita la strategia complessiva. Credo che Monti avrebbe tutto l’interesse a presentarsi con un profilo diverso, a cercare un’intesa: lo rafforzerebbe davanti al Parlamento e sicuramente accrescerebbe il consenso nel Paese».

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