Integerrimo e reazionario
Il turbinio di faccendieri, procacciatori, escort, mafiosi – stallieri ma anche senatori, veline e velinari, piduisti, piquattristi, factotum del sottobosco finanziario e criminale, proprietari di discoteche e avvocati fuliginosi, improbabili ministre e ancor più improbabili direttori di tg, inverosimili redentori della protezione civile, aitanti fotografi e rampanti agenti di stelline, tutto questo bel mondo aveva a poco a poco offuscato gli spartiacque politici e ridotto il discrimine pubblico a una questione di moralità . Martellati in tv e sui giornali da lavitole tarantini minetti bortolasi fedi minzolini carfagne dellutri previti cicchitti feltri more corone briatori verdini, abbiamo dimenticato che nella storia ci sono stati politici insieme integerrimi e biecamente reazionari.
Il cancelliere tedesco Otto von Bismarck (1815-1898) era uno Junker prussiano addirittura pietista, ma ciò non gli impedì di mettere fuori legge il partito socialista, di proibire tutte le organizzazioni operaie, confiscare tutta la pubblicistica socialista («Legge contro le nocive e pericolose aspirazioni della socialdemocrazia» varata il 21 ottobre 1878). Più vicina a noi, la cancelliera Angela Merkel sarà virtuosa e incorruttibile, ma andate a chiedere ai pensionati, agli operai e agli statali greci (e da oggi anche a quelli italiani) cosa ne pensano! Franà§ois Guizot (1787-1874) e Adolphe Thiers (1797-1877) erano ambedue coltissimi (scrissero entrambi ponderose e faziosissime storie della rivoluzione francese), non furono mai accusati di corruzione, Thiers fu anzi onorato come padre della patria, ma ciò non impedì loro di essere conservatori estremi; e soprattutto l’onestà personale non creò in Thiers la minima remora nel massacrare nel 1871 i comunardi della Comune di Parigi, uno degli stermini politici più efferati che si ricordino.
Gli esempi potrebbero continuare, in una lunga genealogia della «sobrietà ». Malcostume e malgoverno avevano ridotto tanti a pensare che sarebbe bastato un «governo degli onesti» (meglio se «sobri») per sanare il paese dallo sfacelo in cui è stato ridotto, tanto era il disgusto suscitato dal premier-padrone. A tal punto che a esponenti come il «bel Pierferdinando» o il «Giancarlo nazionale» è stata offerta la tessera di membri onorari della sinistra italiana. Badate: non è un fenomeno recente. Ricordo lo stupore che colse i meno amnesiaci tra noi, quando nel 1994 scoprimmo che Indro Montanelli era stato cooptato «tra i nostri», lui, ex fascista mai pentito, secondo cui l’unica ragione per cui una illustre giornalista milanese difendeva Pinelli e gli anarchici era per ‘farseli’: Montanelli, fino al giorno prima direttore del quotidiano di Berlusconi, poi anti-berlusconiano e perciò – automaticamente – «uno di noi».
Ma la confusione tra anti-Berlusconismo (per quanto tardivo) e «sinistra», non solo arruola d’ufficio politici di lungo corso. Restituisce una verginità politica a una bella fetta della stampa nazionale. Rinobilita una borghesia medio-alta che sarà pure parassitaria, privilegiata e magari sfruttatrice, ma vivaddio è «disgustata» dalla «volgarità del vecchio satiro», anzi indignata dalla scurrilità e dal lenocinio. Adesso quest’«Italia per bene» sarà accontentata: abbiamo premier davvero sobri, ministre che piangono. Forse è una divisione delle parti: a loro le lacrime, a noi il sangue.
Il rospo fa tutto per dissiparla questa confusione, ma sono i leader stessi della sinistra a ritenere che basti essere anti-Berlusconi. Col risultato che un’altra confusione continuerà ad albergare nella mente degli italiani, quella per cui «sinistra» vuol dire solo lacrime e sangue, sacrifici, stangate, tickets, persecuzione fiscale, riduzione del livello di vita. Con la prospettiva assai concreta che alla prossima tornata elettorale i nostri concittadini concludano: «Sapete che vi dico, se onestà e sobrietà mi danno tanto, allora preferisco un governo disonesto, corrotto e sguaiato, ma che non mi punisca per essere nato e mi lasci vivere». Sarà il prezzo di aver baciato il rospo.
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