Indagini d’ufficio anche nel privato: Severino già al lavoro sulla riforma
ROMA – Cambiare la norma sulla corruzione privata all’interno delle imprese, e fare in modo che contro di essa non si debba più procedere solo su querela di parte. Che si indaghi d’ufficio, come avviene nella pubblica amministrazione, e com’è giusto che sia. A quest’ipotesi stanno già lavorando i tecnici del ministero della Giustizia. L’obiettivo è modificare l’articolo 2634 del codice civile, per avvicinarsi a quanto già avviene nella maggior parte degli altri Paesi. Quanto alla riforma dei delitti contro la pubblica amministrazione, anche questa annunciata dal ministro Severino nell’intervista di ieri a Repubblica, la commissione composta dal ministro della Giustizia insieme ai suoi colleghi dello Sviluppo e della Funzione Pubblica, Passera e Patroni Griffi, sta lavorando per individuare nuove regole che contrastino le opacità interne al sistema. Le chiamano “best practice”, le migliori prassi da prendere a esempio. «L’approccio del ministro è entusiasmante e rivoluzionario», dice Nino Lo Presti, di Fli, e rivendica al suo partito la battaglia sul ddl anticorruzione. Plaude Pier Luigi Mantini, Udc: «Sosterremo le misure in Parlamento». E per il Terzo polo arriva anche la promozione della finiana Giulia Bongiorno: «Sono sicuramente favorevole a combattere la corruzione, anche privata, che è abominevole e pericolosa soprattutto perché è difficile da scoprire», dice la presidente della Commissione Giustizia. Nel Pd, Donatella Ferranti chiede al governo norme più incisive, a cominciare dall’adeguamento dei tempi di prescrizione: «Bisogna allungarli per i reati di corruzione e prevederne la sospensione almeno dopo il secondo grado di giudizio». Il responsabile giustizia, Andrea Orlando, spera che si voglia rafforzare il ddl impantanato in commissione: «Stava diventando minimalista, mi auguro che il governo ne riveda l’impostazione».
(a.cuz.)
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