by Sergio Segio | 11 Dicembre 2011 8:43
Il mondo del lavoro protesterà in tutto il paese contro la manovra del governo, il comitato organizzatore Snoq (“Se non ora quando”), chiama alla mobilitazione dando una chance alla squadra di palazzo Chigi. Nel volantino di convocazione si dice che «il nuovo governo dice ciò che da tempo sosteniamo: non c’è crescita né democrazia senza le donne» e si aggiunge che «è solo l’inizio». Purtroppo pessimo. La piattaforma della manifestazione punta su tre grandi questioni. lavoro, welfare, immagine della donna nei media. Sulle prime due storiche arretratezze non si intravede nulla di buono. I vertici europei impongono la camicia di forza dell’austerità , ammainano la bandiera dell’occupazione e il welfare è un lusso (dei poveri) da ridurre drasticamente. L’intervento di Monti sulle pensioni, in particolare sull’aumento dell’età pensionabile è uno schiaffone alla condizione femminile. Chiedere di lavorare più a lungo senza offrire contestualmente una seria riforma delle infrastrutture sociali (tempo scuola, servizi di cura, formazione), replicare la politica dei due tempi (prima i sacrifici poi gli investimenti) è esattamente l’amo al quale non dovremmo abboccare. Sul terzo punto, l’immagine della donna, c’è molto da fare. Per evitare che la “quota rosa” governativa alla fine si riduca allo strereotipo della sensibilità femminile (le lacrime della ministra Fornero), per non derubricare una questione di sostanza alle rughe, ieri liftate oggi mostrate. Nove mesi fa, alla vigilia della grande manifestazione del 13 febbraio contro Berlusconi, la discussione critica aperta su quell’appuntamento allargò il recinto della protesta, inizialmente molto concentrata sulla difesa della “dignità ” offesa dal berlusconismo. Servì ad illuminare il paternalismo dei partiti di sinistra che aderivano per difendere «mogli, figlie e sorelle». Questa volta, caduta la maschera del sultano, apprezzata la sobrietà dello stile montiano, tocca alla realtà . Le donne (e gli uomini) che affolleranno le piazze italiane chiedono al governo di passare ai fatti. Verrebbe da dire speriamo di no.
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