In Egitto come in Tunisia

Loading

IL CAIRO. L’Egitto come la Tunisia: dopo la rivoluzione, arrivano gli islamisti. A quattro giorni dalla chiusura del primo dei tre round delle elezioni parlamentari che comprendeva grandi aree urbane come Cairo, Alessandria, Damietta e Port Said, nella sede del partito «Hurreya wa Adala» (Giustizia e libertà ), regna il caos. In un’attesa conferenza stampa, che si è svolta ieri sera, la commissione elettorale non è stata in grado di fornire le percentuali dei partiti. Ma, secondo indiscrezioni, il braccio politico dei Fratelli musulmani, otterebbe circa il 40% dei voti e al secondo turno potrebbe conquistare 120 dei 168 seggi in palio in queste elezioni che hanno visto anche un’affermazione dei salafiti e l’eliminazione di tutte le candidate donne.
Gli «ikhwan» la fanno da padroni non solo nei quartieri islamici ma anche in zone a maggioranza copta come Shubra, a Cairo Nord dove sarebbero il primo partito. Ma a sorprendere è soprattutto l’exploit del «blocco islamico» che comprende i salafiti Hizb al-Nour (il Partito della luce) e quelli di Gama al-Islamiya, protagonista in passato di attentati contro turisti. L’alleanza che nei sondaggi della vigilia era stimata attorno al 10% otterebbe circa il 20% dei voti.
Delude invece il «Blocco egiziano» dei partiti liberali tra cui lo storico Wafd e gli Egiziani Liberi dell’imprenditore della telefonia Naguib Sawiris. Si era presentato come diga anti-islamisti, ma si ferma al 20%. In ultima posizione, sotto il 10% la coalizione di sinistra «al-Thawra Mostamarra» (la rivoluzione continua) che comprende socialisti e giovani scissionisti dei Fratelli musulmani. Visto il pessimo risultato i due blocchi di centro-sinistra sarebbero pronti a siglare un’alleanza per le prossime tappe di un processo elettorale che nei prossimi tre mesi attraverserà  i rimanenti 18 governatorati del paese.
L’avanzata dei partiti islamisti, che sommano il 60% dei voti, ha suscitato timori di un aumento della pressione sociale contro donne e minoranze religiose. «Temo che adesso molte si sentiranno obbligate a mettersi il velo» – afferma Sarah una professoressa musulmana di 27 anni del quartiere chic di Zamalek al Cairo. Gioia invece tra i sostenitori del blocco islamista come il 24enne Mohammed Kamal. «Questo è il primo passo verso la creazione di un califfato islamico in Egitto. L’occidente è in decadenza. L’Islam è la vera soluzione».
I risultati ufficiosi non fanno che rafforzare l’impressione di una «rivoluzione rubata» dagli islamisti: scavalcati dai giovani rivoluzionari durante i primi giorni dell’insurrezione contro Mubarak, ma trionfatori nelle urne. Ieri migliaia di manifestanti hanno marciato su piazza Tahrir trasportando bare simboliche avvolte nella bandiera egiziana, con i nomi dei 42 «martiri» degli scontri della settimana scorsa, mentre centinaia di sostenitori della giunta militare hanno organizzato una contro-manifestazione nel quartiere di Abbassya.
A deludere gli attivisti non è solo l’avanzata degli islamisti, ma anche il fatto che la maggioranza degli egiziani abbia risposto picche agli inviti al boicottaggio di «elezioni farsa» dato che la giunta militare continuerà  a stare al potere per diversi mesi. L’affluenza ha raggiunto il 62%, un dato molto alto, seppur sotto il 70% suggerito alla chiusura delle urne. Inoltre celebri attivisti anti-Mubarak come George Ishak, fondatore del movimento di opposizione Kifaya (basta), Gamila Ismail, ex moglie del candidato presidenziale nel 2005, Ayman Nour, e Asmaa Mafhouz, figura di punta del movimento 6 aprile, sono stati eliminati al primo turno.
L’affermazione degli islamisti promette di influire sulla formazione del nuovo governo civile guidato dall’ex primo ministro (e poi perseguitato) dell’era Mubarak Kamal el-Ganzouri. Negli ultimi giorni alcuni esponenti dei Fratelli avevano suggerito che una vittoria elettorale li avrebbe autorizzati a scegliere i membri del nuovo esecutivo. Ieri hanno abbassato i toni, lasciando intendere che aspetteranno la conclusione di questo tortuoso processo elettorale. Dopo 80 anni di storia di cui molti passati in clandestinità , non gli resta che pazientare ancora alcuni mesi prima di prendere il posto dei militari come padroni dell’Egitto post-Mubarak.


Related Articles

Ucraina. Mosca scatena la crisi del grano e poi offre la soluzione

Loading

Diplomazia del grano. Dmitry Peskov: sostituiremo le forniture ucraine con cereali russi. La strategia russa è vendere il grano a chi può comprarlo, a prezzi più bassi, e regalare quello ucraino ai paesi «bisognosi»

La Grecia apre il contenzioso con la Bce Atene polemica con Schäuble: ci ha insultato

Loading

Protesta del governo ellenico. Il ministro tedesco: da me nessuna offesa a Varoufakis

I sin­da­cati europei si schierano per il no

Loading

Referendum. Confederazione sindacale internazionale contro «le ricette della troika»

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment