by Sergio Segio | 2 Dicembre 2011 6:59
Sembra sempre troppo presto. O troppo tardi. In realtà sono i genitori a pensare di non avere l’età . Di essere troppo giovani o troppo vecchi per affrontare “quelle questioni”. Ancora tabù, nonostante tutto. E così accade che i ragazzi imparino da soli, oggi come ieri, soltanto che oggi c’è Internet, e questo cambia molto le cose se parliamo di sesso, di sessualità , e perché no, anche d’amore. Materia difficile nell’era dell’eros virtuale, dove dodicenni che forse non hanno mai dato né ricevuto un bacio fanno “sexting” in giro per la Rete “postando” immagini di sé in atteggiamenti sexy, con una grande confusione tra il vero e il falso… E allora, qual è l’età giusta? Quali i sono i termini, le parole, gli esempi per affrontare il discorso “sesso” con questa generazione di bambini e adolescenti che fin dall’infanzia rischia di imbattersi in ogni tipo di rappresentazione “hot”, in ogni tipo di immaginario erotico? Il tema è talmente “urgente”, nonostante le montagne di volumi scritti in ogni parte del mondo, che l’American Academy of Pediatrics ha messo insieme un breviario di pochi e sintetici consigli rivolti ai genitori.
Un gruppo di scienziati ed esperti dell’età evolutiva ha ripercorso le tappe di una educazione sessuale familiare tenendo però conto di quanto sono cambiati questi nuovi “bambini sapiens”.
E uno consigli più chiari è che di sesso con i bambini bisogna parlare, fin da quando sono piccolissimi, perché questo li aiuterà da grandi ad avere un rapporto sereno verso l’amore, e soprattutto, “a non anticipare l’età della prima volta”. Così se a 4 anni la domanda sarà “mamma, come sono nato?”, ad otto “sarà necessario avvertirli dei cambiamenti del loro corpo in vista della pubertà “, inserendo però già dei filtri nei loro pc, mentre a 12 anni bisognerà “spingerli a fare domande, anche le più intime”, e a partire dai 13 è “sull’amore e sul sesso sicuro” che è necessario insistere.
Del resto finché sono piccoli in fondo è tutto più semplice: ci sono i libri, le storie, titoli e titoli che spiegano l’avventura dell’uovo e del semino, c’è chi usa i disegni e chi i fumetti, chi punta al messaggio scientifico, chi si affida alla tenerezza degli animali antropizzati, “ecco tu sei arrivato così”, e il gioco è fatto. Certo poi ci sono i bambini adottati, o magari quelli che hanno due madri o due papà : niente paura, anche per loro ci sono meravigliosi albi illustrati, che è indubbio, facilitano un bel po’ la comunicazione. Il grande silenzio nelle famiglie invece scatta subito dopo, quel “grande silenzio” che preoccupa e non poco pediatri e psicologi, quando gli ex bambini non ancora ragazzi sono alle soglie della pubertà , e di ciò che gli accade capiscono poco o nulla. Ma gli adulti che intercettano quel disagio sono davvero pochi, spiega Maria Rita Parsi, psicoterapeuta dell’infanzia «direi il 30% dei genitori contro il 70% di quelli che fingono di ignorare il problema, pensando che i figli se la caveranno da soli, magari come era avvenuto a loro quando erano ragazzi». Se infatti il 44% degli adolescenti afferma “mi piacerebbe poter parlare di questi temi con i miei genitori”, e il 34% dei teenager ammette senza imbarazzo di aver scoperto il sesso su Internet, è evidente che un vuoto c’è…
«Resto sempre colpita da quanto la rivoluzione sessuale degli anni Settanta abbia cambiato la vita delle donne e della coppie – riflette Maria Rita Parsi – mentre tra i genitori e i figli continuino a prevalere gli imbarazzi e i silenzi di sempre. Invece questi ragazzi avrebbero bisogno più che mai di una educazione sentimentale, perché sono vittime di una informazione precoce, dove il sesso diventa soltanto quello dei video porno che trovano su Youtube. Mentre invece non sanno nulla dell’amore, e scindono il sentimento dal corpo. Nei questionari che facciamo con gli adolescenti nelle scuole, molti confessano che nei gruppi di coetanei esiste l’amico o l’amica con cui si sc…, cioè di fa sesso per fare esperienza, ma che queste esperienze non hanno nulla a che vedere con l’amore. E un film come i “Soliti idioti”, campione di incassi, è proprio il paradigma di questo tipo di sessualità povera».
Se dunque l’informazione è così precoce (e fuorviante) come contrastarla con parole giuste? È ancora valido per i bambini sostituire i termini degli organi genitali con un lessico più “gentile”, atteggiamento che ad esempio i pediatri americani sconsigliano? Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva, al tema del della sessualità tra genitori e figli ha dedicato più di un libro, da “Mamma che cos’è l’amore” a “Col cavolo la cicogna”. “Utilizzare i nomi esatti, quelli della fisiologia, non è mai sbagliato, purché si spieghi ai bambini che tutto questo ha a che fare con un cuore che batte o una mente che si innamora. Credo che l’educazione sessuale non sia una cosa che si insegni, ma piuttosto una disposizione che i genitori devono trovare dentro di sé per affrontare questi argomenti insieme ai figli. Una educazione che comunque parte sempre dall’esempio quotidiano, da come si parla dell’amore, dalla naturalezza verso la nudità , dal non vergognarsi della tenerezza. Per i bambini i libri sono un grande aiuto – suggerisce Pellai – non solo perché si leggono insieme, ma anche perché i più piccoli possono guardarli da soli, e trovare risposte alle loro domande”.
È verso l’adolescenza invece che le cose cambiano, in quell’età ombrosa, vulnerabile e bellissima in cui però la vita è fatta di segreti, di mistero, e le porte, vere o simboliche delle camerette dei teenager, si chiudono. «Oggi per parlare di sesso ad un ragazzino dai 12 anni in poi – avverte ancora Alberto Pellai – bisogna conoscere la tecnologia. Non c’è scampo. Perché buona parte delle loro relazioni ha ormai un legame strettissimo con le loro capacità informatiche. E il fenomeno del sexting, neologismo formato dalle parole sex e texting, che consiste nell’inviare proprie foto sexy su Internet, e può aprire le porte a pericolosi incontri con sconosciuti, ci dà la misura di quanto gli adolescenti siano sospesi in un ambiente dissociato, da una parte ipersessualizzato, dall’altro del tutto ignaro dell’amore».
Ma c’è un altro aspetto importante e che infatti i pediatri americani sottolineano, quando insistono nel parlare di pubertà e che Alberto Pellai rilancia: «Oggi sono i maschi ad essere più in difficoltà nella relazione con il loro corpo. È raro che ci siano infatti ragazzine non avvisate dalle madri dell’arrivo del ciclo mestruale, mentre quasi nessuno informa i maschi di quanto i cambiamenti ormonali possano influire sul loro aspetto, sul loro umore, sulle loro relazioni».
Alessandra Graziottin, direttore del “Centro di ginecologia” San Raffaele Resnati di Milano, sposta il discorso, e dice che il miglior modo per parlare di sesso con i bambini e i ragazzi, è proprio quello di non “usare parole”. «C’è una educazione sentimentale che nasce in famiglia e si sviluppa attraverso la relazione che i genitori hanno tra di loro e che i bambini osservano. La loro affettività , il rispetto reciproco, la loro sensualità , con delle aree riservate naturalmente, tutto questo è già una educazione. E poi il rapporto con il corpo dei figli, abbracciarli, accarezzarli, senza naturalmente che ci siano confusioni sessuali. Ecco – spiega Alessandra Graziottin – questo è già essere all’interno di un sano alfabeto di sentimenti. E questa scorta di affettività farà sì che i ragazzi, crescendo, non sentano di dover correre fuori dalla famiglia per trovare qualcuno che in modo o nell’altro li ami, ma aspetteranno il momento giusto per sperimentare il sesso. Proteggendosi così da delusioni che a volte segnano per tutta la vita».
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