Il premier scrive ai ministri «Rigore e ridurre le spese»
ROMA — Ha passato tutto il giorno nell’ufficio di Palazzo Chigi assieme ai suoi collaboratori per preparare quel mese di gennaio che il giorno prima aveva ribattezzato «andante con brio» per gli innumerevoli impegni, soprattutto internazionali. Ma l’ultimo atto ufficiale dell’anno di Mario Monti porta non a caso il segno del rigore: una circolare inviata a tutte le amministrazioni pubbliche in cui si chiede «una rigorosa azione di contenimento della spesa per perseguire gli obiettivi del governo».
Il documento, firmato nella sua qualità di ministro dell’Economia ad interim, serve a raccomandare l’applicazione delle misure contenute nel decreto approvato dal Parlamento prima di Natale e che prevedono una serie di tagli. Tanto per fare qualche esempio, il ridimensionamento degli incarichi onorifici, con gettoni di presenza non superiori a 30 euro, la riduzione dell’80% delle spese di rappresentanza per i convegni, la diminuzione delle auto blu e una stretta sulle missioni. Ma l’elenco dei provvedimenti di austerità da osservare riempie una scheda lunga 36 pagine perché recupera anche quelli già adottati negli anni passati come il risparmio energetico.
Del resto il premier, nella conferenza stampa di fine anno, accanto al rassicurante «non ci saranno manovre aggiuntive nel segno della restrizione», aveva avvertito che ciò non voleva dire che si sarebbe potuto procedere nella gestione pubblica con «larghezza finanziaria». Ed ecco la circolare a confermare tutto raccomandando «un’oculata riduzione degli stanziamenti complessivi per le spese diverse da quelle obbligatorie e inderogabili» e «la fattiva collaborazione di tutte le amministrazioni». Con l’avvertimento che a vigilare sull’applicazione delle regole provvederanno i rappresentanti del dicastero dell’Economia «segnalando eventuali inadempimenti ai competenti uffici del ministero».
Ma il lavoro di Monti è concentrato sull’attuazione del «Cresci Italia», così come ha ribattezzato la «fase due» del governo. La giornata di ieri è servita per aggiustare il calendario di un mese fitto di impegni: il 6 gennaio sarà a Parigi dove vedrà Sarkozy, il 18 a Londra, il 21 in Libia, una visita strategica per i nostri interessi economici, senza contare che a metà gennaio dovrebbe collocarsi anche l’udienza dal Papa e che c’è in programma anche un passaggio a Washington, forse nella terza settimana di gennaio.
Nel frattempo già ieri per telefono ha avuto contatti con i ministri che dovranno scrivere con lui i provvedimenti su liberalizzazioni e concorrenza (Corrado Passera) e la riforma del mercato del lavoro (Elsa Fornero) e in vista degli incontri con le parti sociali che dovrebbero tenersi dal 9 al 15 gennaio. Il primo dei due pacchetti dovrà essere pronto per l’eurogruppo del 23 a Bruxelles e quindi non c’è tempo da perdere. Il lavoro collegiale dovrà essere certificato da un Consiglio dei ministri, ma è probabile che accadrà solo in quello più a ridosso del primo appuntamento europeo, forse il 20 gennaio. Visto come stanno le cose, il Professore ha scelto di passare la fine dell’anno a Roma con la famiglia. E di riprendere subito dopo il suo lavoro.
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