Il premier: manovra segnale forte Ora servono le misure europee
ROMA — «Con la manovra appena approvata si è ristabilita una fiducia non indifferente nel nostro Paese: l’Italia ha dato prova di grande coesione nazionale, ha offerto all’estero un esempio di efficienza e rapidità e di questo dobbiamo essere fieri. È un segnale importante, serio, strutturale, dentro e fuori il Paese c’è una nuova consapevolezza e una nuova partecipazione».
A Palazzo Chigi, mentre Mario Monti lascia Roma per tornare a Milano, in treno, per trascorrere il Natale in famiglia, enfatizzano lo sforzo appena compiuto. Lo spread fra i titoli pubblici italiani e quelli tedeschi è tornato di nuovo sopra quota 500, ma non si coglie allarme: c’è un andamento «erratico» dei tassi che nessuno pensa possa ridursi in modo drastico prima che le nuove misure europee, che coinvolgono i Trattati comunitari, verranno prese in concreto.
Nella comunicazione ufficiale del governo si sviluppa la linea che lo stesso Monti ha dato al Senato due giorni fa. Per qualche mese ancora l’Italia resterà «vulnerabile», per ragione del suo debito, ma soprattutto per come i mercati internazionali giudicano la gestione della crisi della zona euro. Questo introduce un altro concetto: non ci sarà una soluzione di lungo periodo sino a quando l’Europa tutta, e non solo l’Italia, ricomincerà a fare politica economica destinata in modo specifico alla crescita.
Ovviamente il presidente del Consiglio si augura che il decreto appena approvato, insieme alle nuove misure che annuncerà il 29 dicembre, nella conferenza stampa di fine anno, siano sufficienti, nel medio periodo, per raffreddare in modo sensibile la curva dei rendimenti dei titoli pubblici italiani. Casini, uscendo da Palazzo Chigi, dà anche un’interpretazione: fa capire che lo spread si è rialzato anche per minori acquisti da parte della Bce.
La conferenza del 29 dicembre sarà preceduta da un Consiglio dei ministri, che servirà ad analizzare alcune misure di natura amministrativa ma soprattutto, all’esecutivo, per condividere la linea del premier e il tipo di comunicazione che verrà adottato.
L’enfasi che in questi giorni Mario Monti dà al dossier europeo è sostenuto dalla convinzione che il futuro del Vecchio continente non può essere gestito soltanto con l’approccio della disciplina finanziaria impressa da Berlino: un approccio che Monti, nei suoi colloqui di questi giorni, giudica «miope» e contrario agli stessi interessi della Germania.
L’agenda di gennaio del capo del governo prevede numerosi incontri nelle capitali europee e c’è da scommettere che il Professore insisterà molto sulla necessità di rilanciare lo sviluppo del mercato unico del Vecchio continente. Quando ha saputo che il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, intende dedicare il prossimo vertice alla crescita e alla creazione di posti di lavoro in Europa, ha reagito con solo due parole: «Era ora!».
Ovviamente i pochi giorni di relativa vacanza, per il presidente del Consiglio, saranno dedicati anche ai dossier di riforme che verranno presentati nel 2012: mercato del lavoro, liberalizzazioni, crescita economica. Proprio su molti aspetti di questi temi c’è da attendersi qualche novità prima della fine dell’anno e il premier intende essere lui, lo ha detto ai suoi ministri, a comunicarne i dettagli agli italiani.
Ieri Monti ha visto i dirigenti del Pdl, Angelino Alfano, Maurizio Gasparri, Fabrizio Cicchitto, quindi i rappresentanti del Terzo polo, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli: uno scambio di vedute in cui il capo del governo ha offerto la massima disponibilità ad analizzare qualsiasi proposta concreta sui temi che verranno affrontati nei primi mesi dell’anno prossimo.
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