Il Colosseo perde pezzi, ma è giallo “Vogliono creare un altro caso Pompei”

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ROMA – In borghese, i vigili del fuoco sono arrivati verso le due del pomeriggio di ieri per vedere da vicino i frammenti che si sono staccati dal secondo ordine di arcate, in caduta libera come proiettili sulle teste di migliaia di turisti: piccoli sassi, poco più che briciole. Ma al Colosseo è ormai allarme crolli, psicosi da degrado: il monumento, tra i più visitati d’Italia con cinque milioni di ingressi all’anno, è stato aperto gratuitamente anche a Natale e, proprio domenica scorsa, un altro episodio di “distacco di materiale lapideo” cioè caduta sassi come su un tornante di montagna, l’ha riportato alla ribalta delle cronache. Era passato da poco mezzogiorno quando un pezzo di tufo si è staccato da un’arcata volando per dieci metri fino a terra dal lato dell’Arco di Costantino, senza causare alcun ferito. «È stato un piccione», ha ritenuto poi di dichiarare il giorno di Santo Stefano l’archeologa direttrice del monumento, Rossella Rea. Ma non è ancora tutto perché poco più tardi, e sempre il 25, una transenna nella terrazza che affaccia sui Fori barcolla pericolosamente mentre un turista si appoggia per guardare i Fori: arrivano i vigilantes, si chiude l’area. «Apriamo un’indagine del ministero, il succedersi degli episodi è poco chiaro», dichiarano dagli uffici del sottosegretario Roberto Cecchi (ex commissario straordinario dell’area archeologica centrale di Roma, mente del bando di restauro del monumento).
Uno, due, tre: così il 2011, l’anno in cui il Colosseo è stato protagonista delle cronache culturali con l’annunciato e faraonico intervento di restauro sponsorizzato da Tod’s-Della Valle (25 milioni di euro; tre anni di lavori) si macchia di episodi che mettono in evidenza lo stato di sofferenza del monumento e fanno gridare al “giallo” crolli. Al punto da far temere che si possa esser trattato di atti vandalici, di danni procurati. Lo dice chiaro l’ex sottosegretario Francesco Giro: «Sento puzza di bruciato lontano un miglio: è come se si volesse sollevare a Roma un “caso Pompei” mentre qui abbiamo girato pagina dopo decenni di incuria e disinteresse politico»; la Uil d’altra parte punta il dito proprio contro la soprintendenza: «Che fanno? Potrebbero utilizzare i fondi che hanno nelle loro casse, che non è poca cosa, per arginare il degrado e tamponare l’emergenza». 
Superate le ultime impasse burocratiche, i lavori di restauro targati Della Valle (che ne è sponsor unico a cui è stato ceduto l’uso del “marchio” Colosseo) dovrebbero partire a marzo e trasformare radicalmente l’aspetto del monumento che sarà  “sbiancato” dallo smog, dotato di nuova illuminazione, cancelli, consolidamento complessivo, mentre nell’area esterna e dal lato di Colle Oppio sarà  realizzato un centro servizi con biglietteria e libreria. A sollecitare i restauri ieri anche la voce italiana dell’Unesco, Giovanni Puglisi: «Non vorremmo mai mettere il nome del Colosseo fra quelli dei siti mondiali a rischio». Intanto la direttrice Rea parla di “psicosi da crollo” negando che ci sia stato alcun ulteriore distacco: «la notizia è falsa; del distacco di domenica non si vede alcunché dalle telecamere. Certo, l’intervento di restauro è urgente ma, a questo punto, non ci sono altre criticità ». I vigili del fuoco confermano il sopralluogo: hanno visto con i loro occhi quelle “briciole” datate, più o meno, 80 dopo Cristo.


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