by Editore | 20 Dicembre 2011 8:55
ROMA – «Un’idea da approfondire», dice il governatore del Veneto Luca Zaia. «Da valutare tecnicamente», invita l’ex ministro Roberto Maroni. «Se ne occuperanno le commissioni del parlamento padano», promette Roberto Calderoli. E così, da idea periferica di Gianantonio Da Re, combattivo sindaco di Vittorio Veneto, l’obiezione di coscienza dell’Imu – che tradotto significa rifiutarsi di pagare la nuova tassa sulla casa – diventa strumento di lotta padana. La Lega d’opposizione non è nuova allo sciopero delle tasse. Umberto Bossi lo proclamava già nel 2007, da Ponte di Legno, con l’obiettivo di far cadere il governo Prodi. E poi c’è l’eterna storia delle quote latte, le continue pressioni del Carroccio per salvare gli allevatori padani dalle multe dell’Unione europea. Quel che colpisce, nell’attacco all’Imu, è che appare un “figlicidio”. La nuova tassa sulla casa era il fiore all’occhiello del federalismo fiscale, limata e coccolata fino allo spasimo da Calderoli fino a poche settimane fa. Per questo, appare surreale il comunicato delle cinque del pomeriggio in cui l’ex ministro delle Riforme dichiara: «In conseguenza della manovra vessatoria presentata dal governo, il parlamento della Padania valuterà le proposte per realizzare una protesta contro l’introduzione dell’Imu sulla prima casa». Gli ribatte la presidente dei senatori pd Anna Finocchiaro: «È una buffonata irresponsabile. Il parlamento padano non esiste e la polemica sull’Imu è assurda». Ma soprattutto, lo contesta l’ex alleato di ferro Angelino Alfano: «Le obiezioni di coscienza solitamente si fanno su temi di coscienza», dice il segretario Pdl.
Del resto, la proposta non convince gli stessi sindaci leghisti. Attilio Fontana ammette che, per far quadrare i conti a Varese, dovrà di certo farla pagare. Andrea Sala, sindaco di Vigevano, deve ancora far bene i conti: «I comuni non potranno valutare l’impatto dell’Imu prima di due o tre mesi», spiega. E aggiunge: «La verità è che lo Stato ha fatto una mossa con cui tartassa i cittadini, sono loro che devono protestare». Flavio Tosi, a Verona, comprende le proposte dei sindaci, «sono ampiamente giustificate dal fatto che la manovra è pesantissima per le famiglie», propone cambiamenti al governo, ma si rende conto che «la protesta fiscale deve essere valutata tecnicamente in modo da non lasciare il singolo cittadino esposto nei confronti dello Stato esattore». Partono quindi proposte più soft, come quella del vicesegretario della Lega lombarda Matteo Salvini: applicare l’Imu al minimo in tutta la regione. «Avevamo già deciso di fare così – spiega il primo cittadino di Monza, Marco Mariani – questa mossa del governo è una porcheria: fanno tassare i Comuni, poi i soldi se li prende quasi tutti lo Stato». Da economista, Antonio Misiani del Pd spiega al Carroccio: «Il boicottaggio dell’Imu è un’idiozia. Basta leggere il decreto Monti per capire che l’unico effetto concreto di questa alzata d’ingegno “padano” sarebbe quello di privare i comuni di risorse essenziali per i loro bilanci». Perfino l’ex premier Berlusconi, in una pausa del processo Mills, ricorda alla Lega le sue responsabilità : «Strano che protesti, la tassa era prevista nel federalismo». E predice: «Può darsi che si debba arrivare a una nuova manovra». Quanto a quella attuale, il decreto ha cominciato il suo iter in commissione al Senato. Il governo è però pronto a mettere la fiducia già domani, per assicurarsi il voto definitivo giovedì
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