Il capo cisl deluso dai prof deve rispolverare la piazza
ROMA — Buio assoluto: dopo l’incontro dell’altra sera con il titolare dello Sviluppo, Corrado Passera, nessun altro contatto con i ministri che stanno preparando la manovra. Raffaele Bonanni non ci è abituato. Il leader della Cisl, in questi anni, ha sempre saputo tutto. E in largo anticipo. Contrattando, riservatamente, fino a un minuto prima del Consiglio dei ministri, le modifiche dei provvedimenti annunciati. Questo grazie a un rapporto strettissimo con l’ex ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e il suo staff. Al quale si aggiungeva un accesso diretto al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, che, nel caso, poteva mediare presso lo stesso Berlusconi. Insomma, col precedente governo, c’era un consultazione costante a tutti i livelli, almeno fino a quando con le manovre di agosto il clima si è guastato. Una consultazione che garantiva a Bonanni, e al leader della Uil Luigi Angeletti, di evitare, nei limiti del possibile, sgradite sorprese. Adesso questo schema è saltato e il leader della Cisl è spiazzato.
È vero, Bonanni, come Angeletti, ha visto riservatamente nei giorni scorsi i ministri Fornero e Passera. Ma la stessa cosa ha fatto anche il segretario della Cgil, Susanna Camusso. E questo già costituisce una novità : il governo Monti mette tutti e tre i sindacati sullo stesso piano e ha cancellato, rispetto al precedente esecutivo, il rapporto privilegiato con Cisl e Uil. Non solo. Sulla carta è la Cgil ad essere più vicina al ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che ha scelto come capo di gabinetto Francesco Tomasone, lo stesso che aveva Cesare Damiano (Pd, ex Fiom-Cgil) da ministro del Lavoro nel governo Prodi. Quel Damiano che, torinese come la Fornero, del ministro è stato compagno di classe all’Istituto Einaudi nel capoluogo piemontese. Insomma, ce n’è abbastanza per far innervosire Bonanni che, a differenza delle altre volte, non può mandare i propri tecnici a “collaborare” con quelli del governo e sospetta che nelle stanze ministeriali entrino invece gli esperti della Cgil.
Il segretario della Cisl, insieme con Angeletti, nei giorni scorsi ha alzato la voce in tv e sui giornali finché non ha ottenuto la convocazione del tavolo governo-parti sociali a Palazzo Chigi per domani mattina, cioè a ridosso del Consiglio dei ministri che varerà la stangata su pensioni, Irpef, Ici e quant’altro. L’appuntamento è per le 9.30. Presto dunque, ma potrebbe essere troppo tardi per quella trattativa serrata che il leader della Cisl vorrebbe per correggere i provvedimenti più temuti. E allora? Se finirà male, Bonanni dovrà vestire i panni del falco: chiamare, insieme con Angeletti, i lavoratori e i pensionati alla protesta. Camusso è già pronta. Il direttivo della Cgil è convocato per il 13 dicembre, ma verrà anticipato, se necessario. Camusso proverà però prima a concordare le iniziative con la Cisl e la Uil. Lo farà proponendolo direttamente a Bonanni e Angeletti. Difficilmente si potrà cominciare con uno sciopero generale, perché sotto Natale scatta il periodo di tregua in tutti i servizi pubblici. Il punto d’incontro fra i tre leader potrebbe essere una manifestazione nazionale, accompagnata da scioperi dove possibile.
Non è un esito che piace a Bonanni. Né dal punto di vista della sua linea sindacale, che punta sempre all’accordo per evitare il conflitto; conflitto che lo schiaccerebbe sulle posizioni della Cgil. Né da quello politico: Bonanni è stato un forte sostenitore della soluzione Monti e contrario all’ipotesi delle elezioni anticipate. Voleva che Monti durasse fino alla scadenza naturale della legislatura, nel 2013, per dar modo al quadro politico di evolvere verso uno schema non più bipolare, con l’emergere di un grande centro. La penserà ancora così dopo la manovra dei professori?
Related Articles
Fmi riduce le stime del Pil e lancia l’allarme Brexit
Ridimensionata la crescita mondiale, l’Italia sale solo dell’1% Renzi: “I conti si fanno alla fine”. Il rischio dei nazionalismi
Wall Street, l’economia in macerie
L’attacco mortale al capitalismo americano comincia ottanta giorni dopo il crollo delle Torri Gemelle, con la bancarotta Enron. Manager criminali, banchieri spietati e politiche fiscali scellerate. Un disastro di cui ora Obama rischia di pagare il prezzo: nonostante l’uccisione di Bin Laden il presidente crolla nei sondaggi. Venticinque milioni di disoccupati, debito pubblico alle stelle: gli Usa sono in ginocchio
Lo spettro della Grande Depressione dietro l’ “interventismo” americano