Il campione dell’Occidente
Istrione della penna, polemista urticante e letterato sensibile, Christopher Hitchens, 62 anni, è morto giovedì sera nell’ospedale Anderson di Houston per una polmonite, complicanza di un tumore all’esofago che lo aveva colpito l’anno scorso. Autore di bestseller dai titoli provocatori, quello dedicato a Madre Teresa di Calcutta, La posizione della missionaria (Minimum fax), Dio non è grande (Einaudi) e Processo a Henry Kissinger (Fazi), «Hitch» è stato un campione dell’illuminismo ateo, un fumatore incallito e orgoglioso bevitore, oltre che il punto di riferimento dei «neo-conservatori» che nel mondo anglosassone, come nella provincia italiana, hanno visto nella sua battaglia contro l’«islamo-fascismo» la chiave interpretativa dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle dell’11 settembre.
Scrittore e giornalista inglese, Hitchens riusciva ad essere sufficientemente icastico per tradurre un teorema storiografico infondato (l’islamismo non può essere in nessun modo un fascismo) in una causa a difesa dei diritti fondamentali (la libertà individuale o i diritti delle donne in Afghanistan, ad esempio). Amante di George Orwell, e battitore libero contro i totalitarismi religiosi e politici, ha alimentato un equivoco celebrato sul Guardian o su Slate, The Nation o Vanity Fair. È stato il nemico di chi, come gli islamisti o i fanatici cristiani, confondeva diritto, politica e morale ma, giustificando le «guerre globali» in nome dei diritti della persona, ha fornito argomenti per un totalitarismo di segno opposto, quello in nome della «democrazia».
Difensore della giustizia e dei diritti, non ha però considerato la volontà aggressiva e opportunistica, al di fuori di ogni rispetto del diritto internazionale e delle funzioni delle Nazioni Unite, che ha fatto migliaia di vittime civili innocenti in Kosovo, in Iraq o in Afghanistan. La stessa parabola è stata seguita dagli ex trotskisti – come Hitchens – convertiti al «neoconservatorismo», oppure da radical come Paul Berman o dall’ex nouveau philosophe Pascal Bruckner. Tutti credevano in una rivoluzione che avrebbe imposto un ordine morale diverso da quello capitalistico. Perse le illusioni giovanili, hanno pensato che il lavacro del mondo si fosse spostato nella lotta contro la secolarizzazione dei valori dentro l’«Occidente» e, all’esterno, in quella contro i suoi «nemici».
Come la sinistra britannica della «Terza Via», e non diversamente da quella «responsabile» italiana, Hitchens ha appoggiato le «guerre umanitarie». La sua ferocia contro i pacifisti era almeno pari a quella che riusciva a scatenare, in maniera inimitabile, contro il fanatismo islamico, da Khomeini a Bin Laden. Chi difendeva la negoziazione politica dei conflitti internazionali era moralmente complice degli avversari dell’Occidente. «Cari pacifisti – scrisse una volta – l’Afghanistan è il posto dove piloti d’aereo donne uccidono uomini che schiavizzano le donne». Quei piloti, uomini o donne che fossero, erano il braccio armato di un potere altrettanto efferato che Hitchens non ha voluto combattere.
Related Articles
Addio ad Ahmed ben Bella il padre dell’Algeria libera
Aveva 95 anni e fu il primo presidente dopo l’indipendenza dalla Francia Nato in una famiglia di contadini, è stato uno dei capi rivoluzionari più amati
CONTINUONS LE COMBAT
Lucio Magri da molto tempo ci aveva comunicato la sua decisione di togliersi la vita. Avevamo discusso e cercato di dissuaderlo perché avevamo bisogno di lui, della sua intelligenza e del suo impegno. Non ci siamo riusciti. È stata una decisione di estrema razionalità . A quasi 80 anni, la perdita della compagna Mara era stata tremenda.
“Lui intellettuale, io leader operaio insieme rovesciammo il comunismo”