Il business della nave del gas

by Sergio Segio | 2 Dicembre 2011 7:48

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L’impianto offshore è sfuggito dalle mani degli enti locali per passare in quelle di una multinazionale Con l’inaugurazione della sede della società  Olt Lng a Livorno e l’accordo siglato dalla multinazionale con il Comune di Pisa, è entrato in dirittura d’arrivo il progetto del rigassificatore offshore galleggiante di Gnl (gas naturale liquefatto), che sarà  ormeggiato di fronte alla costa toscana. Si tratta di una nave gasiera norvegese, la Golar Frost, che, acquistata dalla Olt, è ora a Dubai per essere convertita nel «primo impianto galleggiante di stoccaggio e rigassificazione di Gnl».
La nave, che sarà  ormeggiata a 22 km dalla costa tra Pisa e Livorno, è lunga 300 metri (tre campi da calcio), larga 50 e alta come un edificio a 12 piani. Contiene quattro enormi serbatoi sferici con una capacità  di 137.500 metri cubi. Qui sarà  travasato dalle navi gasiere il Gnl raffreddato a -160° C (per ridurne il volume di 600 volte), che sarà  riportato allo stato gassoso e trasportato a terra attraverso un gasdotto sottomarino di 30 km.
Il progetto, promosso dalle amministrazioni di Pisa e Livorno e sostenuto dalla Regione Toscana (tutte a guida Pd), avrebbe dovuto essere realizzato dalla Olt Offshore Lng Toscana spa, che prevedeva la compartecipazione degli enti locali. Ma, dopo varie metamorfosi, è passato nelle mani di una multinazionale, dominata da due gruppi che detengono il 93,5% del capitale: il Gruppo E.On, quotato alla Borsa di Francoforte, uno dei più grandi gruppi energetici privati del mondo, con 85mila dipendenti in più di 30 paesi, oltre 26 milioni di clienti, un fatturato di 93 miliardi di euro e un utile netto di circa 5 miliardi di euro nel 2010; il gruppo Iren, multiutility energetica quotata alla Borsa Italiana, strutturata in una holding cui fanno capo le attività  strategiche e cinque società  operative responsabili delle linee di business. Una quota minore è detenuta dalla norvegese Golar Lng, società  del gruppo Fredriksen, proprietario della più grande flotta di petroliere al mondo.
L’attuale Olt Offshore Lng Toscana, quindi, non è più la società  che ha originariamente presentato il progetto, relegata ai margini con appena il 3,5% del capitale, ma una multinazionale che, servendosi dello stesso nome, persegue una strategia globale. A differenza dei gasdotti, che comportano accordi intergovernativi in base a normative internazionali, i rigassificatori permettono alle multinazionali di muoversi liberamente per procurarsi la materia prima là  dove si può ottenere ai prezzi più bassi, anche sottobanco, in paesi dominati da élite corrotte e dittature militari. La ricaduta sul territorio di un volume d’affari di 400 milioni di euro in vent’anni e la creazione di 120 posti di lavoro, promesse dalla Olt e accolte dai sindaci di Livorno e Pisa come una manna dal cielo, sono solo le briciole dei profitti che la multinazionale realizzerà . E il contributo compensativo della Olt per rendere navigabile il Canale dei Navicelli, nell’intero percorso tra l’Arno e il porto di Livorno, servirà  non tanto a risollevare dalla crisi i cantieri degli yacht di lusso, ma a potenziare il collegamento tra la base Usa di Camp Darby e il porto, procurando alla multinazionale la sempre utile riconoscenza del Pentagono.
Non c’è quindi da stupirsi che la Olt abbia ottenuto tutte le certificazioni sul rispetto dell’ambiente e la sicurezza, a dispetto dei fatti. Il rigassificatore pomperà  ogni giorno centinaia di milioni di litri d’acqua, che sarà  rigettata in mare più fredda e con aggiunta di cloro, danneggiando il Santuario dei Cetacei (tanto che Greenpeace, nel rapporto del 17 febbraio, parla di «complotto in alto mare»). Non è stata ancora sperimentata l’affidabilità  di questo tipo di rigassificatore che, ancorato al fondo, si muove a seconda del vento e del mare mentre pompa Gnl dalla nave gasiera. In caso di incidente, la nube di vapore fuoriuscita potrebbe provocare una strage centuplicata rispetto a quella della stazione di Viareggio. E il rigassificatore, attorno a cui sarà  imposta una vasta area d’interdizione alla navigazione, dovrà  essere protetto anche da eventuali attacchi terroristici, provocando un’ulteriore militarizzazione del territorio. Lo stesso dove entrerà  in funzione l’Hub aereo nazionale di Pisa, da cui partiranno le missioni militari per assicurare che le multinazionali, come la Olt Lng, possano procurarsi materie prime al più basso costo possibile.

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