by Sergio Segio | 6 Dicembre 2011 7:57
Anche quella per cui si pensava a un tributo che progressivamente colpisse di più chi dispone di redditi maggiori. Se lo scopo era davvero questo il risultato però va in direzione esattamente opposta, perché il tributo sulle seconde case in realtà , come si dice in termini tecnici, è regressivo, dato che comporta un aggravio di costi maggiore per chi ha redditi minori.
La dimostrazione è abbastanza semplice: da un punto di vista formale non è stata cambiata l’Ici, ma è stata anticipata l’Imu, l’imposta prevista dal decreto sul federalismo municipale; questa imposta assorbe sia l’Ici sia la quota Irpef relativa agli immobili residenziali non locati e che non hanno i requisiti per essere definiti abitazione principale del contribuente. Ne risulta che una parte di imposta progressiva (l’Irpef si paga a fasce di reddito) è stata sostituita da un’imposta fissa e ovviamente chi ha scaglioni Irpef più elevati ha meno svantaggi. Anzi, può anche risparmiare. Ipotizziamo un contribuente con 100 mila euro di reddito e una casa a Santa Margherita Ligure (come facciamo in uno dei nostri esempi) del valore di 120 mila euro: quest’anno tra Irpef e Ici ha pagato 1.517 euro. Se Santa Margherita varasse l’aliquota standard del 7,2 per mille l’esborso totale sarebbe nel 2012 di 1.382 euro, con un risparmio di 135 euro. Se la stessa casa fosse posseduta da un contribuente con reddito dichiarato da 25mila euro, a fronte di una spesa nel 2011 (Irpef più Ici) di 1.292 euro registrerebbe un aggravio di 90 euro rispetto ai 1382 che anch’egli dovrebbe comunque pagare.
Negli esempi della pagina presentiamo alcune delle situazioni più comuni con cui bisognerà fare i conti, precisiamo però che sul testo della manovra girano ancora bozze ufficiose anche se l’impianto generale, almeno per quanto riguarda l’Ici, appare consolidato. Nella tabella invece mettiamo a confronto l’esborso medio per la prima casa nel 2007 nelle principali città italiane con quello che si avrà il prossimo anno se i Comuni opteranno per le aliquote standard. Ne risulta un aumento medio dell’11% per gli appartamenti medio signorili (categoria catastale A2) e una diminuzione del 2% per le case economiche di categoria A3. A Milano per gli A2 la crescita sarebbe comunque del 27% e del 9% per le A3, a Roma si salirebbe del 27 e del 21%. Il record degli aumenti potrebbe verificarsi a Venezia, dove l’incremento supererebbe il 55%.
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