I fiori e tre inchini L’omaggio rituale
La più importante, fulcro di un’«amicizia» speciale. Chiuse le strade intorno, ieri l’edificio pareva più isolato che mai. Sospesa ogni attività . Lì cittadini cinesi e rari diplomatici vi hanno reso omaggio a Kim Jong-il. È un mazzo di crisantemi bianchi da 50 renminbi (6 euro) a indurre le guardie a lasciar varcare il cancello, a sorpresa.
Una bolla di Nord Corea. Addetti un po’ straniti s’informano della nazionalità dello straniero, invitano ad accomodarsi in un salottino sotto lo sguardo dei primi due Kim. Una scalinata di marmo, donne affrante. In un vasto salone, l’enorme ritratto di Kim Jong-il giovane, con una muraglia di mazzi e di corone di fiori bianchi. A sinistra onde violente si schiantano sugli scogli di un grande dipinto sotto cui sono in piedi tre uomini e quattro donne in nero. Il cronista del Corriere viene fatto avanzare sul parquet fino a dove sono segnati per terra dei numeri, al centro della stanza. Inchino. I fiori deposti. Altro inchino. Terzo inchino finale. Una ritualità simile a quella richiesta a Pyongyang, davanti alla statua colossale di Kim Il-sung. Quindi le strette di mano ai quattro diplomatici allineati sull’altro lato. Uno piange, gli altri quasi. Nell’atrio aspettiamo che l’ambasciatore del Lesotho, unico altro visitatore, firmi il libro degli ospiti. Il congedo, il cancello che si riapre. E là fuori, di nuovo la Cina.
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