by Sergio Segio | 13 Dicembre 2011 7:10
Lo dicono chiaramente le foto scattate e diffuse da un giornalista presente, Haim Scwarczenerg: una granata di lacrimogeno, sparata dal retro di una camionetta militare israeliana a una distanza inferiore di dieci metri, gli ha provocato una profonda ferita in testa, uccidendolo dopo alcune ore passate tra la vita e la morte in ospedale.
I candelotti lacrimogeni sono uno strumento che dovrebbe essere usato solo in casi estremi per disperdere la folla e che invece l’esercito israeliano utilizza a distanza ravvicinata contro i manifestanti. «È come sparare un piccolo missile» spiega Sarit Michaeli, portavoce dell’organizzazione israeliana per i diritti umani B’tselem.
Bassem, Tristan, Moustafa. Tre nomi che corrispondono ad altrettante storie diverse con un destino comune. Bassem Abu Rahmah di Bil’in è stato ucciso ad aprile 2009 da un lacrimogeno che lo aveva colpito al petto. Secondo un rapporto redatto da B’tselem, il ragazzo è stato ucciso «da un candelotto modello 4431» in grado di «penetrare barriere di media densità come finestre e porte da interno, a una velocità tra i 135-150 metri al secondo». Solo due mesi prima la morte di Bassem, l’attivista americano Tristan Anderson aveva riportato danni irreversibili dopo che un candelotto, lanciato a una manifestazione nello stesso villaggio di Bil’in, gli aveva fracassato la parte destra del cranio lasciandolo paralizzato.
Dopo questi due gravi episodi e a seguito delle proteste di molte associazioni per i diritti umani, l’uso di gas lacrimogeni con una gittata di 250 metri era stato vietato. Ma non per molto. Nell’estate 2010 alcuni ufficiali israeliani, durante un’esercitazione tenutasi al comando di stato maggiore, hanno deciso di reintrodurli, sostenendo che l’utilizzo di candelotti a breve gittata li esponeva a gravi pericoli come, ad esempio, «al lancio di pietre dei manifestanti». Un mese dopo quelle dichiarazioni, l’esercito ha deciso di reimpiegare questo tipo di granata ad alta velocità . Secondo il generale Michael Edenstein, citato dal quotidiano israeliano Haaretz, da poco l’esercito si è equipaggiato di «nuove armi non letali», tra cui dei lanciatori di gas lacrimogeno dotati di mirino ad alta precisione. Attrezzature che sempre più rendono i candelotti uno strumento che può uccidere senza dover far uso di munizioni vere.
I centri per i diritti umani denunciano che i lacrimogeni non sono impiegati solo per penetrare barriere – e colpire manifestanti – ma hanno come obiettivo quello di emanare veri e propri gas chimici. Gas che in certe situazioni possono rivelarsi letali, come lo sono stati per Jawaher Abu Rahmah, sorella di Bassem Abu Rahman. La donna è morta soffocata il 1 gennaio 2011, il giorno dopo aver inalato gas lanciati durante una manifestazione a Bil’in, villaggio divenuto simbolo in questi anni della protesta pacifica palestinese contro la costruzione del Muro di separazione.
A discapito delle dichiarazioni dell’esercito israeliano – secondo cui le granate lacrimogene non sarebbero letali – la tossicità è comprovata dalla stessa compagnia americana fornitrice dell’Idf. Sulle istruzioni d’uso della Combined Systems Inc. di Jamestown (Pennsylvania), si legge che, per chi li usa, è obbligatorio indossare una maschera respiratoria ed è meglio proteggere occhi, mani e cute.
Questo stesso gas – noto come CS – è stato utilizzato anche durante il raid dell’Fbi nel 1993 contro la setta cristiana dei Davidiani a Waco in Texas, dove con ogni probabilità contribuì alla morte di diverse persone (ufficialmente le 74 vittime furono uccise tutte da un incendio). I risultati dell’inchiesta dissero che «c’è una chiara possibilità che l’esposizione a questo tipo di gas CS possa aver contribuito in modo significativo o possa addirittura aver causato gli effetti letali». Altri test fatti su animali in seguito, hanno provato che l’inalazione di questo gas, oltre a provocare un’infiammazione dell’apparato respiratorio, può portare alla morte per soffocamento. Proprio come avvenuto per Jawaher Abu Rahmah, che come tanti altri aveva solo preso parte a una delle tante manifestazioni non violente che si svolgono nei villaggi a ridosso del Muro.
******************
Dopo l’assalto, torna l’ambasciatore israeliano
Il nuovo ambasciatore israeliano in Egitto è arrivato ieri mattina dopo che il suo predecessore aveva lasciato la sede diplomatica di Tel Aviv tre mesi fa in seguito all’assalto violento di manifestanti che protestavano contro l’uccisione di soldati egiziani nel Sinai da parte dell’esercito isrealiano. Al suo arrivo, riferisce l’agenzia Mena, Yaakov Amitai, che sostituisce Yitzhak Levanon, ha auspicato di poter, durante il suo mandato, servire la causa della pace fra Egitto e Israele, sottolineando che sarà mantenuta nell’interesse di egiziani e israeliani.
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2011/12/i-candelotti-lacrimogeni-israeliani-sono-diventati-unarma-letale/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.