Governo-sindacati, fumata nera Confermato lo sciopero generale
ROMA – E’ rottura tra governo e sindacati. Più di due ore di incontro ieri in tarda serata a Palazzo Chigi non sono bastate a riavvicinare le distanze e a trovare una soluzione per correggere una manovra che Cgil-Cisl-Uil giudicano iniqua. Lo sciopero di oggi (tre ore a fine turno ad esclusione del personale dei trasporti pubblici e dei servizi essenziali che protesteranno lunedì prossimo) si farà .
«Solo un generico impegno e nessuna risposta nel merito», ha detto la leader della Cgil Camusso aggiungendo che «se la soluzione si chiama Imu e stop alle indicizzazioni non è una risposta alle nostre richieste». «Non abbiamo trovato elementi per rimuovere lo sciopero, continuiamo la nostra battaglia», ha aggiunto il segretario della Cisl Bonanni. «Incontro del tutto insoddisfacente», ha sentenziato il numero uno della Uil Angeletti. Al termine dell’incontro Palazzo Chigi ha diffuso una nota in cui si ricorda la situazione di «estrema emergenza finanziaria» in cui versa il Paese e si ribadisce «l’imperativo di mantenere invariati i saldi del provvedimento nonché la composizione e la natura strutturale dei provvedimenti». E conclude spiegando che «alla luce delle opinioni raccolte il governo renderà note le sue determinazioni nel più breve tempo possibile».
Già durante la riunione, scandita da una cronaca del twitter della Cgil che ha dato conto dei passaggi essenziali dell’incontro, il clima era sembrato poco favorevole ad una soluzione. «La manovra è equa e ha colpito i patrimoni», ha detto Monti ai sindacati. Ma dopo un’ora di colloqui e dopo che il viceministro dell’Economia Vittorio Grlli aveva espresso la indisponibilità a modificare i meccanismi dell’Imu, il twitter Cgil parlava di posizioni «ferme». La palla ora passa alla Commissione Bilancio della Camera, che ha sospeso i lavori per l’intera giornata, e dopo una piccola ripresa dei lavori, si è data appuntamento per una seduta notturna. Starà ai partiti tentare di modificare il decreto Monti sempre sui due punti dolenti in tempo per l’esame dell’aula previsto domani: l’ammorbidimento dell’Imu per i redditi bassi e il “salvataggio” dalla sterilizzazione degli aumenti delle pensioni sopra i 1.400 euro (invece dei 936 attuali). Niente dovrebbe invece arrivare sul cuore delle richieste dei sindacati che riguardava l’intera struttura della riforma pensionistica e la nuova soglia dei 41-42 anni per l’uscita in pensione di anzianità .
Una piccola apertura tuttavia ad uno dei nodi insoluti è giunta in serata: il sottosegretario Giampaolo D’Andrea ha annunciato la disponibilità del governo ad alzare a 980 euro (da 500) la quota di pensione pagabile in contanti. Per il resto la giornata è trascorsa catalizzata dalla ricerca dei 5 miliardi per casa e pensioni: Tabacci (Terzo Polo) ha detto che si sta studiando un piano per alzare di un punto al 2,5 per cento il prelievo sui capitali scudati offrendo in cambio dell’anonimato la possibilità di impegnare le cifre scudate in Btp. Appesa ad un filo resta una possibilità sulla quale si è lavorato nella notte: ripristinare la delega da 4 miliardi (mantenendo anche l’aumento dell’Iva) e mettere in atto un taglio selettivo delle agevolazioni fiscali senza toccare l’assistenza. Da qui potrebbero uscire risorse per Imu e pensioni.
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