George Whitman, libraio senza tempo
PARIGI – Il vecchio socialista americano del New Jersey, per nulla dedito alla rivoluzione ma signore dei suoi ideali nella piccola comune al 37 rue de la Bà»cherie, è morto ieri mattina all’età di 98 anni e due giorni. George Whitman ha continuato a leggere ogni giorno, fino all’ultimo, con la compagnia della figlia Sylvia, del cane, del gatto e degli amici. La sua libreria «Shakespeare and Company» ha ospitato nei decenni Lawrence Ferlinghetti e gli altri protagonisti della Beat Generation, ma soprattutto decine di ragazzi e di ragazze disposti a dare una mano in negozio e a leggere un libro al giorno — così vuole la leggenda, ma è vero — in cambio di un materasso su, al terzo piano.
«Shakespeare and Company» è diventata il punto di riferimento per la cultura anglosassone a Parigi, subendo il destino delle cose migliori, cioè la minaccia della troppa popolarità : il carattere di un luogo rischia di perdersi, se Woody Allen in Midnight in Paris finisce per aggiungerlo alle altre tappe obbligate dell’«americano a Parigi» assieme a Champs Elysées, Tour Eiffel e Montmartre. «George non aveva certo l’obiettivo di diventare un’attrazione turistica, ma neanche è mai stato uno snob elitario. La sua libreria è diventata un posto unico al mondo perché lui, era unico». A ricordarlo così è Riccardo Antoniani, 32enne ricercatore italiano che vive a Parigi e che nel 1999 si presentò alla corte del Don Chisciotte del Quartiere Latino. «Allora la libreria era aperta fino a mezzanotte, io arrivai alle 23 chiedendo ospitalità — racconta —. George aveva la capacità di capire subito se si trovava davanti un piantagrane o un vero amante della letteratura. Mi lasciò rimanere, dormivamo in una decina di persone al terzo piano, senza una lira ma non avevamo bisogno di altro». Il motto del rifugio letterario a due passi dalla Senna è una frase di Yeats: «Sii gentile con gli sconosciuti, perché potrebbero essere angeli nascosti». E George cordiale con chi entrava nel suo negozio lo è sempre stato, semmai con quella punta di severità da appassionato che accomuna tutte le migliori librerie e negozi di dischi del mondo.
«Era gentile pure con i ladri — continua Riccardo —. Ogni tanto scoprivamo qualcuno che rubava i libri, lui non ne ha mai denunciato uno. Diceva che non voleva mandarli in prigione, a imparare a rapinare davvero. Odiava il consumismo e amava la vita. Gli piacevano i libri, e le ostriche».
George Whitman aprì la sua libreria nell’agosto del 1951 con il nome «Le Mistral», in omaggio alla sua fidanzata di allora. «Shakespeare and Company» era il nome invece della libreria in rue de l’Odéon di Sylvia Beach, che pubblicò la prima edizione dell’Ulisse di Joyce nel 1922, e chiuse i battenti nel 1941 per il rifiuto di vendere l’ultimo esemplare di Finnegans Wake a un ufficiale nazista. Quando Sylvia Beach morì, nel 1962, lasciò in eredità a George Whitman alcune casse di libri, il marchio del negozio e pure il nome per la figlia.
George riposerà al cimitero Père Lachaise con l’ottima compagnia di Apollinaire, Oscar Wilde e Colette, tra gli altri. «Shakespeare and Company» continua a vivere, grazie a Sylvia Beach Whitman.
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