Genocidio armeno, Erdogan all’attaccoIl leader turco accusa i francesi per le stragi compiute in Algeria

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Il governo turco giudica insultante il voto di giovedì all’Assemblea nazionale francese, quando la maggioranza dei 41 deputati presenti in Aula ha approvato per alzata di mano un testo che prevede un anno di carcere e 45 mila euro di ammenda per chi nega il genocidio commesso nel 1915 dai turchi ai danni degli armeni. Il genocidio armeno era già  riconosciuto ufficialmente con una legge francese del 2001; il nuovo voto — appoggiato sia dalla maggioranza Ump sia dall’opposizione socialista — stabilisce delle pene per chi ne contesta l’esistenza, così come accade con il genocidio degli ebrei nella Seconda guerra mondiale. 
«Il governo francese gioca con l’odio contro i turchi e contro i musulmani per ragioni elettorali — ha detto Erdogan —. Invece di preoccuparsi di ciò che accadde tra turchi e armeni, la Francia dovrebbe riconoscere le sue colpe in Algeria. Le stime degli storici parlano del 15% degli algerini uccisi dai militari francesi a partire dal 1945. Si tratta di un genocidio».
La corsa a rinfacciarsi colpe storiche può apparire stravagante in un momento in cui Francia ed Europa da una parte e Turchia dall’altra sarebbero chiamati a lavorare insieme nei numerosi teatri di crisi: dall’economia alla primavera araba. Il ministro degli Esteri Alain Juppé, protagonista di un riavvicinamento tra Parigi e Ankara, era riuscito a trovare una posizione comune di condanna del regime siriano di Assad. Per questo, Juppé si è più volte smarcato dalla posizione dei parlamentari della sua stessa maggioranza, fino a dichiarare apertamente, ieri, che «il voto sul genocidio armeno era inopportuno».
Ma per un Juppé che cerca di ricucire e chiede agli «alleati turchi» di «non reagire in modo sproporzionato», c’è un presidente Sarkozy che da anni accumula le prese di posizione antiturche. Appena eletto, nel 2007, il presidente francese volle dare una lezione di geografia spiegando che «la Turchia si trova in Asia minore, non in Europa, e l’Ue è aperta alle candidature solo dei Paesi europei» e di recente, nella sua ultima visita ufficiale, si è trattenuto ad Ankara solo cinque ore e in qualità  di presidente del G20 e non di capo di Stato francese, irritando Erdogan che ebbe modo di offendersi e commentare «un incontro non all’altezza delle relazioni franco-turche».
La malcelata antipatia di Sarkozy per la Turchia, e la voglia di alcuni deputati della regione di Marsiglia di aggiudicarsi il sostegno della comunità  armena a quattro mesi dalle elezioni presidenziali e legislative, hanno creato un pasticcio internazionale che, oltretutto, infastidisce gli storici. L’illustre Pierre Nora, che alla tutela della memoria ha dedicato tutta la vita di studioso, protesta contro «chi vuole imbrigliare il lavoro dello storico». Durante il dibattito in Aula, alcuni deputati francesi hanno voluto dedicare il voto a Hrant Dink, il giornalista turco di origine armena ucciso dai nazionalisti nel 2007, simbolo della lotta contro i residui autoritari dello Stato turco. Ma, paradossalmente, poco prima di morire lo stesso Dink aveva definito quel testo «una legge imbecille». 
Stefano Montefiori


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